Il «corvo» degli appalti fa tremare il Viminale Aperta un'inchiesta

Il «corvo» degli appalti fa tremare il Viminale Aperta un'inchiesta

RomaUn corvo atterra sul Viminale e fa tremare il ministero. Un esposto anonimo, arrivato un mesetto fa ad Annamaria Cancellieri, denuncia in dieci pagine «azioni che turbano procedure di aggiudicazione di appalti e assegnazioni di forniture» nei settori comunicazione e informativa, puntando il dito in particolare contro due prefetti, il vice capo vicario della Polizia Nicola Izzo e l'ex direttore centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale del dipartimento della pubblica sicurezza Giuseppe Maddalena, in pensione dall'estate scorsa. L'esposto dell'anonimo «corvo» è stato inoltrato dal Viminale alla procura di Roma, che su quella denuncia ha aperto un fascicolo d'indagine, affidandolo al pool sulla pubblica amministrazione, guidato dall'aggiunto Francesco Caporale. Il vice di Manganelli, Izzo, ieri si è difeso. «Mi occupo di sicurezza, nella gestione degli appalti non c'entro nulla», ha spiegato, ritenendosi «ingiustamente accusato di fatti che non mi competono» dall'esposto anonimo. E aggiungendo che «si parla ad esempio di una convenzione con Telecom Italia (...). Peccato che prima di essere siglata, sia stato chiesto il parere sulla convenzione all'Avvocatura dello Stato». Il vice capo della polizia ricorda infine che «chi ha costruito l'anonimo si è nascosto abilmente, dimostrando la sua conoscenza delle tecnologie avanzate e del settore degli appalti, usando la mail di persone ignare, e tale modalità forse merita qualche riflessione sugli intenti dell'autore».
Nelle dieci pagine di denuncia, il «corvo», che dice di far parte della stessa amministrazione, cita la manciata di aziende che, a suo dire, sarebbero state «predilette» perché «vicine ai due responsabili», trasformando così quello degli appalti tecnologici al Viminale in un «business ristretto a pochi amici» grazie a «un paziente lavoro di smantellamento di posizioni acquisite da realtà industriali quali Finmeccanica, Ibm e altri». Tra le gare «evidenziate» nell'esposto, e le cui presunte anomalie vengono trattate nel dettaglio dal documento, c'è anche quella per adattare le sale operative della Polizia italiana al numero unico europeo (il 112), e anche la «realizzazione, assai oltre la sperimentazione, di un nuovo sistema per la gestione del 112 Nue» che sarebbe stata portata avanti a Varese, con lo scopo di «compiacere l'allora ministro Maroni», episodio che secondo l'autore dell'esposto «rende evidenti i metodi della combriccola e il loro senso di impunità».
Il «corvo» mette in relazione con le presunte malversazioni in atto al Viminale anche la morte di «un uomo onesto di questa amministrazione», Salvatore Saporito, il viceprefetto che si tolse la vita a marzo del 2011 sparandosi un colpo di pistola nella caserma romana di Castro Pretorio. Un suicidio che all'epoca era stato messo in relazione al suo coinvolgimento in un'indagine napoletana su Finmeccanica e appalti per la sicurezza a Napoli, precisamente per la realizzazione del Cen, il centro elaborazione dati della polizia. Ma l'esposto anonimo ridisegna il caso di Saporito e dice, esplicitamente, che «non è per quello (il ritrovarsi indagato a Napoli) che ha fatto la sua tragica scelta (...

) non per un'indagine, ma perché umiliato, deriso, maltrattato da chi aveva il potere di influire sul suo destino professionale. Che aveva deciso che la sua carriera si fermava lì, finita nel momento in cui aveva consegnato l'elenco di irregolarità per cui non autorizzava i pagamenti ai soliti».

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