Così la Boccassini prepara l'assalto finale a Berlusconi

Lunedì in aula il Pm cercherà di demolire le testimonianze dei tre dirigenti di polizia che hanno sostenuto di non aver ricevuto pressioni dal Cavaliere

Così la Boccassini prepara l'assalto finale a Berlusconi

Passa per la demolizione di tre testimonianze la linea d'attacco con cui lunedì prossimo Ilda Boccassini chiederà al tribunale di Milano la condanna che segnerebbe in modo indelebile il curriculum di Silvio Berlusconi. Sono tre testimonianze non facili da distruggere, perché vengono da tre funzionari dello Stato, tre dirigenti di polizia ancora in servizio presso la questura di Milano come la notte fatidica del 27 maggio 2010. Pietro Ostuni, vicequestore, è ancora capo di Gabinetto. Il commissario Ivo Morelli è ancora alle Volanti. Giorgia Iafrate è stata promossa, e dirige una sezione della Squadra Mobile. Ma lunedì prossimo Ilda Boccassini li accuserà in aula di avere mentito sotto giuramento, quando hanno negato di avere ricevuto pressioni da Silvio Berlusconi perché rilasciassero Kharima el Mahroug alias Ruby Rubacuori, fermata per furto: un «incidente» che, spiegherà la Boccassini, Berlusconi voleva mettere a tacere perché non si scoperchiasse la verità sulle feste nella sua casa di Arcore.

Fin da quando erano stati interrogati in aula, la distanza tra le versioni dei tre funzionari e la ricostruzione sostenuta dalla Procura era apparsa vistosa. Con Giorgia Iafrate, in particolare, lo scontro di Ilda Boccassini aveva raggiunto una certa asprezza. Ma ora dimostrare che i tre poliziotti hanno mentito diventa, per la Procura milanese, ancora più decisivo. Perché nel frattempo, sotto il governo Monti, è cambiata la legge sulla corruzione. È cambiata a tale punto che la Iafrate e i suoi colleghi, se la legge nei loro confronti fosse retroattiva, siederebbero sul banco degli imputati insieme a Berlusconi. Ma per arrivare a condannare il Cavaliere, Ilda Boccassini dovrà dimostrare - lo dice la Cassazione, che ha analizzato in profondità la nuova legge - che i poliziotti erano pienamente consapevoli della pressione psicologica implicita nelle telefonate di Berlusconi. Ma di pressioni, in aula, i tre non hanno mai parlato. La Iafrate, che firmò alla fine il rilascio di Ruby, ha negato persino di avere saputo, quella notte, che Berlusconi in persona avesse telefonato. L'unico modo per condannare Berlusconi è dimostrare che la Iafrate ha mentito.

Sarà questo, il passaggio più impervio della requisitoria. Nella divisione dei compiti con il collega Antonio Sangermano, Ilda Boccassini si era tenuta fin dall'inizio il capo «A» delle accuse, quello della telefonata in questura. A dimostrare che Berlusconi è colpevole del capo «B», utilizzo della prostituzione minorile, si è già dedicato Sangermano, parlando di «una iosa di atti sessuali». Per il pm, le uniche testimonianze credibili sono quelle delle ragazze, come Melania Tumini, che hanno parlato di strip, di seni, di palpeggiamenti. Mentono tutte le altre, quelle che hanno escluso qualunque scenario hard: e mentono per il semplice motivo che sono state pagate. Siamo davanti, per la Procura, alla «colossale anomalia» di testimoni che ricevono somme cospicue e costanti dall'imputato. I 2.500 euro che molte «Olgettine» continuano a ricevere sono, per la Procura, non l'aiuto disinteressato di Berlusconi a ragazze che hanno avuto rovinate vita e carriera, ma il prezzo del loro silenzio e delle loro menzogne. Allo stato, secondo quanto riferiscono fonti attendibili, nessuna delle ragazze è indagata per falsa testimonianza. Ma cosa accadrà dopo la fine del processo? Arriverà un processo «Ruby 3», con Berlusconi e le ragazze di Arcore incriminati per corruzione di testimoni?

Chiusa nella sua stanza al quarto piano del palazzo di giustizia, Ilda Boccassini sta rifilando gli appunti della sua requisitoria. È un passaggio chiave della sua carriera, e dello scontro frontale con Silvio Berlusconi che dura ormai da diciassette anni.

Come fece già nella sua requisitoria al processo per il Lodo Mondadori, la dottoressa con i capelli rossi potrebbe iniziare il suo intervento dalla fine: dalla richiesta di condanna. Chiederà sette, otto anni di carcere, si dice. Nessuna attenuante. E chiederà anche che Berlusconi venga interdetto, probabilmente in perpetuo, dai pubblici uffici. Fuori per sempre dalla politica e dal potere.

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