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Così le convinzioni No Vax dei grillini bloccarono il Piano pandemico

Quando l'ex ministro Grillo manifestò i suoi dubbi ai tecnici su piano vaccinale e anti-influenzale. Bloccando il ministero

Così le convinzioni No Vax dei grillini bloccarono il Piano pandemico

Quanto hanno inciso certe politiche antivacciniste sul mancato aggiornamento del Piano pandemico? Se lo sono chiesto in tanti, in commissione Covid, dopo alcune rivelazioni degli auditi come l’ex capo di gabinetto di Roberto Speranza, Goffredo Zaccardi, e l’ex procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani, responsabile dell’inchiesta per epidemia colposa contro Giuseppe Conte e Speranza, naufragata al Tribunale dei ministri di Brescia. Entrambi saranno risentiti nei prossimi giorni, chissà che non possano rispondere sulle vicende che nel frattempo ha ricostruito il Giornale.
Del mancato aggiornamento del Piano pandemico del 2006 - che tutti imputano agli ex responsabili della Prevenzione del ministero, oggi a processo a Roma (se ne riparlerà a marzo) - si parla anche nell’informativa che la Procura di Bergamo mandò a quella di Roma nel marzo 2023, convinta della stessa tesi: «In buona sostanza - si legge nell’informativa - si ritiene che, quantomeno a seguito delle decisione della Ue 1082/13, che imponeva al nostro Paese l’aggiornamento del Piano pandemico, i funzionari della Prevenzione del ministero della Salute hanno agito con la consapevolezza che la propria condotta omissiva era contra ius e a riprova di ciò non si può non citare l’appunto per il ministro del 15 settembre 2017, redatto da Raniero Guerra e dell’1 agosto 2018, da parte di Claudio D’Amario, con i quali i dirigenti ministeriali segnalavano la necessità dell’aggiornamento del Piano pandemico - con la conseguenza che la condotta omissiva si è posta in contrasto con la normativa che disciplina proprio l’ufficio o il servizio, così integrando un’ipotesi di antigiuridicità della condotta stessa».
La Procura di Bergamo continua: «Non vi è poi alcun dubbio sul fatto che il rifiuto/inerzia di cui al comma I, per ciò che riguarda la fattispecie in esame, sia indebito, in quanto il rifiuto è indebito allorquando si verifica senza un motivo legittimo». Ora, noi sappiamo - perché lo scrive proprio la Procura - che Guerra e d’Amario si attivarono per segnalare «la necessità dell’aggiornamento del Piano pandemico». Dove sarebbe l’inerzia? Dove sarebbe la condotta omissiva? Dove sarebbe il dolo?
All’interrogatorio ai pm di Bergamo del novembre 2020, Guerra spiega ai magistrati di Bergamo a chi spettava la competenza dell’aggiornamento del Piano pandemico: «Era di competenza dell’Ufficio V della Direzione generale. A capo di questo ufficio c’era, e c’è ancora, il dottor Francesco Maraglino. Il funzionario incaricato della specifica area influenze è la dottoressa Anna Caraglia, funzionario che tutt’ora riveste il medesimo incarico». La Caraglia ai pm conferma: «Nel 2017 dopo la pubblicazione da parte dell’Oms di apposite linee guida, in cui fu consigliato agli Stati membri di aggiornare il Piano Pandemico, l’ufficio 5° della Direzione Generale Prevenzione ha predisposto un appunto scritto per il ministro della Salute, all’epoca dei fatti Beatrice Lorenzin, firmato da Guerra all’epoca Dg della Prevenzione, chiedendo l’istituzione di un gruppo di lavoro per l’aggiornamento del Piano pandemico. Se non ricordo male l’appunto fatto al ministro Lorenzin è dell’agosto/settembre 2017 e ci ritorna vistato, se ricordo, dal capo di gabinetto, nel novembre 2017».
La Procura di Bergamo vuole invece provare l’inerzia di Guerra, D’Amario e Maraglino e rivolge a Caraglia una domanda: «Come mai pur essendo già dal novembre del 2017 autorizzato l’aggiornamento del Piano pandemico nazionale, sino al 1 agosto 2018 non vi sono state iniziative concrete, al punto che sempre il 1 agosto chiedete nuovamente l’autorizzazione al ministro per la costituzione di un gruppo di lavoro per l’aggiornamento del Piano Pandemiço anti-influenzale?».
La risposta di Caraglia - mai indagata - non si fa certo attendere e basterebbe a smontare il processo agli ex Dg sul mancato aggiornamento del Piano pandemico: «Perché nel frattempo tra il novembre del 2017 e l’agosto del 2018 era cambiato il direttore generale ed era cambiato anche il ministro, e la visione era completamente differente». Parliamo di Giulia Grillo, ministro M5s del primo governo gialloverde di Conte. «Ritengo che l’indirizzo politico del ministro (Grillo, ndr) dall’insediamento nel giugno 2018, non ritenesse adeguatamente in considerazione il rischio di pandemia. Posso affermare ciò in considerazione, ad esempio, delle obiezioni che furono mosse dalla Grillo sulla circolare recante raccomandazioni per la prevenzione ed il controllo dell’influenza, che annualmente predisponiamo, costituente atto dovuto rispetto al Piano di prevenzione vaccinale. Ricordo che, per la prima volta, il ministro Grillo ritenne di sottoporre la circolare in questione per ben due volte alla Conferenza Stato-Regioni. Inoltre, anche l’atteggiamento politico tenuto dalla Grillo sul joint-procurement agreement, relativo all’approvvigionamento dei vaccini pandemici in ambito comunitario, di cui ho parlato in precedenza, è a mio giudizio indicativo dell’orientamento dell’allora ministro su questi temi. Quindi, tale apparendo l’indirizzo politico della Grillo, ritenni che fosse necessaria una sua specifica autorizzazione in ordine all’aggiornamento del Piano Pandemico, pur essendo già stato acquisito il consenso del precedente ministro Lorenzin».
Dunque, la Grillo era diciamo scettica sui vaccini. Ma cosa disse in Procura a Bergamo? «Io non ricordo, l’attività di aggiornamento del Piano pandemico aveva natura prettamente tecnica e pertanto era di competenza dei vari dirigenti presenti in seno al ministero». Sappiamo che non è così. Ci sono due distinti commi di un atto eminentemente politico come la Legge di Bilancio 2014 (quando la Grillo era all’Università o giù di lì) che recitano: «Al fine di potenziare le misure di sorveglianza e di contrasto delle malattie infettive e diffusive nel territorio nazionale e di rafforzare i livelli di controllo di profilassi internazionale per salvaguardare la collettività da rischi per la salute, il ministero della Salute è autorizzato a dotarsi degli strumenti e delle risorse sanitarie necessari a potenziare le attività di prevenzione e di contrasto delle malattie infettive e diffusive nel territorio nazionale, anche mediante l’acquisto di idonei dispositivi medici e presidi medico-chirurgici e la predisposizione di spazi adeguatamente allestiti per fronteggiare le emergenze sanitarie nonché l’adeguamento delle conoscenze e la formazione del personale medico e paramedico destinato a fronteggiare la terapia e la diagnosi delle malattie infettive e diffusive di cui alle attuali emergenze sanitarie, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. A tale fine è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per il 2015 e di 1,5 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2016». E ancora: «Al fine di garantire l’avvio delle attività nell’unità per alto isolamento dell’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, costituita per fare fronte a situazioni di emergenza biologica a livello nazionale e internazionale, è autorizzato l’incremento del fondo di cui all’articolo 12, comma 2, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, mediante un contributo straordinario in conto capitale di 2 milioni di euro per l’anno 2015 e di un milione di euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017. Ai fini della concessione del predetto contributo, l’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, presenta al ministero della Salute il piano di sviluppo dell’unità di alto isolamento. Il contributo è erogato previa approvazione del predetto piano da parte della sezione ricerca del Comitato tecnico-sanitario del ministero della Salute».


La domanda nasce spontanea: il ministro Grillo che ha deciso «politicamente» di non aggiornare il Piano pandemico per alcune sue convinzioni di fatto vicine ai No Vax è a processo? La risposta è scontata: neanche per sogno. Lo sono coloro che avrebbero dovuto aggiornare il Piano senza che la politica desse l’ok. Ma è davvero solo loro la responsabilità del mancato aggiornamento? O ricade nell’ufficio dei ministri della Salute?

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