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"Così i baroni del sindacato stanno sfasciando la scuola"

Sostene Codispoti, per 30 anni ai vertici dello Snals milanese:  "Privilegi e clientele, ma chi denuncia rischia l'espulsione"

"Così i baroni del sindacato stanno sfasciando la scuola"

Sostene Codispoti, con quel nome da miles gloriosus, non può che essere un combattente di razza. È lui il sindacalista che ha segnato la storia milanese dello Snals, il sindacato autonomo più rappresentativo e autorevole nel mondo della scuola.

Ma ora qualcuno, all'interno di quella che per 30 anni è stata la sua «famiglia», ha deciso di «farlo fuori». Il motivo? Codispoti, calabrese doc, è una capa tosta (una testa dura), uno che «certe cose» si rifiuta di non vederle. E nel sindacato della scuola di cose che «non vanno» contribuendo a rovinare il pianeta-istruzione, ce ne sono tante. Troppe. Codispoti le ha messe nere su bianco in una denuncia che a breve potrebbe presentare alla magistratura e che Il Giornale ha avuto l'opportunità di visionare in anteprima.
Codispoti nel suo ruolo di segretario provinciale milanese dello Snals (carica da cui qualcuno sogna di esautorarlo), ha vergato un dossier durissimo: parole destinate a lasciare il segno e che spiegano, meglio di qualsiasi inchiesta giornalistica, i motivi per i quali un certo sindacalismo rischia di minare ulteriormente il già devastato mondo della scuola.
«Diversi colleghi dirigenti sindacali - scrive Codispoti nel suo esposto - hanno presentato un esposto all'Autorità Giudiziaria per sospetti di mala gestio del sindacato. In seguito a ciò sono stato convocato, come persona informata sui fatti, dai carabinieri di Roma. Ho doverosamente ottemperato a un preciso obbligo/dovere rispondendo a domande circostanziate che, evidentemente, hanno infastidito il dominante gruppo di potere». È bastato questo per creare attorno a Codisposti un clima che lui stesso definisce di «intimidazione».

Ma cosa ha denunciato Codispoti di tanto grave? «Si parla spesso di dei privilegi dei sindacati: per esempio i benefici derivanti dalla legge 564/96 che permette ai dirigenti sindacali di beneficiare di una pensione integrativa. È una legge che conosco bene, che non è sbagliata. A volte è sbagliata la sua applicazione, soprattutto quando se ne fa un abuso».

Eccola la parola-chiave: «abuso». «La legge si trasforma in abuso quando esce dal recinto della legalità. Per esempio quando l'applicazione si estende a parenti ed amici simulando ruoli dagli stessi mai ricoperti, oppure quando si procede a contribuzioni personali senza passare dai bilanci sindacali». Osservazioni- queste del segretario Snals milanese - che finora hanno trovato un muro di gomma: «C'è una sorta di allergia alle critiche che dovrebbero essere motivo di arricchimento e non certo subire processi per lesa maestà. Spero che la mia iniziativa serva a dare coraggio e forza a quei colleghi timorosi che preferiscono vivere nel silenzio e nell'omertà».
Del resto lo sfascio dell'istituzione-scuola è sotto gli occhi di tutti e a fotografarlo con efficacia è stato anche il vendutissimo libro di Mario Giordano «5 in condotta» (Mondadori).

«I sindacati - scrive Giordano - hanno avuto il compito di organizzare militarmente gli insegnanti, imponendo il loro sinistro baratto: bassi stipendi e progressivo impoverimento economico e professionale in cambio di aumento smisurato dei posti, scarsi carichi di lavoro e nessun controllo né valutazione. Risultato? Oggi gli insegnanti italiani sono i più numerosi del mondo, in rapporto agli alunni, ma i meno pagati.

E la scuola è andata a pezzi».
Riusciremo a ricostruirla?

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