Cosa è rimasto dopo il ciclone di Ratzinger

Sembra un'eternità ma è passato giusto un anno, oggi, dalla rinuncia di Ratzinger al papato. Quel suo atto fu una triplice rivoluzione per la Chiesa: per l'abdicazione in sé, che non si vedeva da secoli, per la duplicazione dei papi viventi in Santa Sede, ambedue con nome e vesti papali, creando sconcerto e disagio; e per l'avvento di un papa che sin dal nome si è proposto come rivoluzionario. Tre restano pure le principali spiegazioni della sua rinuncia. La prima è che si sentiva a disagio in quel ruolo, lui è un teologo e un professore, non un pastore d'anime e un capo della Chiesa, non aveva la forza e con gli anni non aveva più la salute per reggere il titanico scettro. La seconda spiegazione è che la finanza vaticana lo condizionava, la Curia (...)

(...) decideva al suo posto e con l'incedere della vecchiaia lo avrebbe quasi commissariato. La terza è la sua guerra alla pedofilia che aveva urtato la famosa lobby omosessuale, di cui ha parlato Francesco, col rischio di trascinare Ratzinger in un turbine che lo avrebbe potuto coinvolgere e poi travolgere. Ratzinger ha smentito queste voci, ha negato di aver subito pressioni e ha rigettato pure l'idea di un papa a latere, capo spirituale della chiesa invisibile, adducendo motivazioni pratiche e non teologiche anche all'uso dell'abito bianco e del nome papale. Motivazioni che francamente possono essere accolte solo se si riconosce al Papa il senso dell'ironia, perché immaginare un papa che veste di bianco per ragioni economiche o sartoriali, è un po' grottesco. O che magari si fa chiamare Benedetto per ragioni diciamo così d'indirizzo postale, è perlomeno bizzarro. La Chiesa è regina di simboli e liturgie, e Ratzinger è un raffinato conoscitore della tradizione cattolica, non può fare delle scelte solo per praticità e spicciola convenienza. Peraltro Ratzinger non piaceva al Nuovo Disordine Mondiale. Nella prefazione a un libro di Michel Scooyans con quel titolo, l'allora cardinale Ratzinger sposava la tesi che è in atto un tentativo di dittatura mondiale veicolata dall'Onu, l'Oms, le Ong, la Banca mondiale e altri poteri globali. Il libro uscì in Italia con le Edizioni Paoline nel 1999 e poi sparì. Ma è una chiave per capire la guerra fatta a Ratzinger, l'ostilità che raccoglieva nei circuiti che più contano nel mondo. Poi il Papa alzò bandiera bianca.
Con Ratzinger non fu sconfitta la Tradizione ma l'idea che la Chiesa dovesse affrontare l'ateismo e il nichilismo partendo dalla testa. Ovvero che si dovesse affrontare la crisi contemporanea partendo dal luogo cruciale in cui è nata, l'Europa cristiana e la sua civiltà, e che si dovesse affrontare il nichilismo sul piano del pensiero, della dottrina, della teologia. Una specie di kulturkampf, di battaglia culturale, con un pontefice dottrinario e intellettuale a guidare la sfida. Ma la sordità dell'Europa e delle menti, i pregiudizi verso la Chiesa e il Papa «tradizionalista», le inimicizie dei poteri culturali, economici e tecnocratici che contano, portarono Ratzinger alla sconfitta. La Chiesa allora preferì puntare sul cuore anziché sulla testa, e su una visione puerile della religione, dispensatrice di santissime ovvietà e di buoni propositi morali, in modo da ripartire non dal centro della crisi religiosa ma dalle periferie credenti, l'America Latina e poi l'Africa. La parrocchia globale. E per lo scopo la figura, o se preferite il brand di Francesco, è straordinario perché l'immagine francescana è compatibile con i discorsi più diffusi nel nostro tempo sulla Chiesa vicina ai poveri, sull'ambiente, sugli animali, sul pacifismo e sul pauperismo. Sul piano geopolitico la Chiesa con Francesco lascia il Nord di Ratzinger e vira a Sud, verso l'infinito Sud del pianeta. È difficile prevedere se Francesco riuscirà a evitare la collisione con i poteri mondiali, accettando di fornire un supplemento d'anima al nostro mondo scristianizzato e poi concentrandosi sul Terzo mondo. O se prima o poi urterà contro di loro, come già l'avvisaglia dell'Onu ha avvertito.


Intanto si può dire che Ratzinger è apparso come il Papa di transizione tra due pontefici di alta popolarità e di forte efficacia mediatica. Quanto poi questo giovi alla fede e alla religione lo sa solo Dio.

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