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Cospito era pronto a farsi morire in carcere, ora chiede i domiciliari. Del Mastro: "Richieste irricevibili"

Il Sottosegretario alla giustizia respinge le condizioni poste dal terrorista per interrompere lo sciopero della fame

Cospito era pronto a farsi morire in carcere, ora chiede i domiciliari. Del Mastro: "Richieste irricevibili"

Alfredo Cospito era pronto a farsi morire di fame in carcere, ora invece chiede i domiciliari.

E addirittura pone le condizioni ai magistrati di sorveglianza. O i giudici lo mandano a casa, oppure liberano altri detenuti attualmente sottoposti al 41 bis “persone anziane o malate che vogliono soltanto tornare a casa dalle loro mogli", è la richiesta fatta da Cospito al tribunale di Milano.

“A casa potrebbe leggere, studiare, ricominciare, ragionare, scrivere. La sua battaglia è quella - ha spiegato il suo avvocato- essere in salute non vuol dire mangiare, non sono un somaro per cui se mangio tanta erba sto bene, l'essere umano deve poter crescere intellettualmente e lo fa solo attraverso lo studio e la lettura, altrimenti non è vita”.

Un'alternativa avanzata nel corso dell'udienza sul differimento della pena ai domiciliari a casa della sorella, con cui cerca di uscire vincente da quella che è una sfida politica, sebbene i giudici milanese non siano chiamati a decidere sul regime del 41 bis, ma solo sul suo stato di salute e sulla compatibilità in un istituto di pena. Il collegio si è riservato e non deciderà prima di lunedì e comunque nei cinque giorni concessi dalla legge.

Condizioni respinte dal sottosegretario alla giustizia Andrea Del Mastro: “Le irricevibili richieste di Cospito di revocare il 41 bis ad alcuni mafiosi dimostrano ancor più che l'istituto stesso del 41 bis è stato posto sotto attacco dal terrorismo”.

Secondo il sottosegretario: “L'aggressione al carcere duro è sempre stata la battaglia della criminalità organizzata che oggi trova fiancheggiatori nel mondo del terrorismo e un testimonial in Cospito. Non vacilleremo mai sul 41 bis e su tutti gli istituti di contrasto alla criminalità organizzata".

Sul no ai domiciliari si sono espressi in una relazione la procura generale di Torino e quella nazionale Antimafia, che hanno ribadito la pericolosità dell'uomo accusato anche dell'attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano (Cuneo), così come, oralmente, la procura generale di Milano. Un no sostenuto dalla giurisprudenza che stabilisce, in casi simili, che la richiesta va respinta "se la patologia è autodeterminata”.

Nel frattempo proseguono cortei e tafferugli dei terroristi in suo sostegno. Oggi Venezia si è blindata preparandosi alla manifestazione. L'allarme era scattato dopo l'annuncio che gruppi anarchici, provenienti da varie regioni ma anche dall'estero, intendevano manifestare in Campo Santa Margherita a sostegno di Alfredo Cospito, ma soprattutto in vista del processo d'appello che vede imputato dal 29 marzo nell'aula bunker di Mestre lo spagnolo Juan Antonio Sorroche, 44 anni, condannato in primo grado a 28 anni per l'attentato nel 2018 al K3 di Villorba, sede della Lega trevigiana. Sorroche quattro anni prima, nel 2014, era stato accusato di atti di terrorismo con ordigni esplosivi per essere stato l'autore anche dell'attentato al Tribunale di sorveglianza di Trento.

C'è stato qualche momento di tensione, nel quale agenti in tenuta antisommossa e manifestanti hanno avuto un contatto diretto, si è avuto solo nella fase finale della protesta, mentre il corteo stava rientrando a Piazzale Roma. Gli striscioni dei manifestanti: “Fuori Alfredo dal 41bis" e "Stragista è lo Stato. Solidarietà con Anna e Alfredo”.

Mentre la città lagunare affrontava la paura di una possibile azione distruttiva, la polizia compiva alcune perquisizioni a Ravenna in relazione ad almeno una dozzina di volantini scritti a mano e trovati appiccicati sui muri del centro della città il 24 febbraio scorso a favore della liberazione di Cospito dal 41bis. Tra le frasi riportate sui volantini, sequestrati dalla Digos, oltre a richiami sulla liberazione dell'anarchico e a invettive a magistrati, forze dell'ordine, al Pd e anche a giornalisti, politici e "cittadini silenziosi", compare un attacco esplicito alla magistratura: "Si Alfredo muere todos los jueces son un objetivo", cioè se Alfredo muore tutti i giudici sono un bersaglio. Proprio il 24 febbraio la Cassazione avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di revoca del carcere duro per Cospito. Sono quattro per ora gli indagati in concorso, tre donne e un uomo, di età comprese tra 32 e 63 anni, per minacce a corpo giudiziario e imbrattamenti aggravati.

Farebbero parte, secondo l'ipotesi accusatoria, di un gruppo anarco-comunista attivo a Ravenna chiamato La Comune.

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