Costituzione, prende quota il presidenzialismo

RomaIl Pd spinge sull'acceleratore, alza il pressing per rivedere la gerarchia delle priorità governative e cerca di mettere a segno subito la riforma della legge elettorale. Un movimentismo che dalle parti del Pdl viene letto con una punta di malizia. «Questa improvvisa fretta è sospetta» spiegano. «Perché quando lo scorso anno abbiamo cercato di modificare il Porcellum, introducendo la soglia minima per il premio di maggioranza, non c'è stata alcuna sensibilità, mentre adesso che sono indietro nei sondaggi vogliono a tutti i costi mettere mano a questa materia?». Domanda retorica rafforzata da una serie di dichiarazioni di esponenti azzurri di primo piano che mettono in dubbio apertamente la necessità di procedere subito alla modifica in assenza di un intervento organico sull'architettura istituzionale.
«Andare a parlare di legge elettorale agli esodati, agli interessati alla Cig e a coloro che non arrivano alla terza settimana risulta un'operazione di corto respiro e dalla dubbia vocazione riformatrice», sostiene Mariastella Gelmini. «Meglio avviare un percorso di riforma dello Stato e contestualmente di modifica della legge elettorale. Ma le emergenze sono il rilancio dell'economia e il sostegno a imprese, famiglie e lavoratori». Rincara la dose Daniela Santanchè. «Da cosa deriva la fretta del Pd a riformare la legge elettorale? Perché vogliono partire da una questione che deve essere affrontata ma contestualmente alla riforma della forma di Stato? Prima ci sono le emergenze economiche». Una tesi sposata anche dal viceministro Luigi Casero. «La riforma elettorale non è prioritaria per un paese che ha una disoccupazione così elevata».
L'orizzonte a cui il Pdl guarda è più ampio e si chiama elezione diretta del Capo dello Stato. Un intervento di sistema di cui hanno discusso ieri con Giorgio Napolitano, il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello e i presidenti delle Commissioni Affari costituzionali, Anna Finocchiaro e Francesco Paolo Sisto, ricevendo l'invito a procedere «senza indugio». In realtà Quagliariello nella sua audizione alle Camere prevista per domani non entrerà nel merito delle riforme possibili né metterà in campo una proposta, dato che questo avverrà soltanto dopo aver completato le consultazioni con tutti i gruppi parlamentari. Quello che potrebbe avvenire nel breve termine è la presentazione di una «leggina di correzione» che vada incontro alle richieste della Cassazione, almeno sul fronte dell'entità del premio di maggioranza, e stemperi i dubbi di costituzionalità avanzati dalla Corte sul sistema attuale. Altro discorso riguarda la modifica vera e propria del sistema elettorale che sarà legata alla «grande riforma».
«La strada giusta è attuare il presidenzialismo nel quadro di un sistema bipolare» spiega Maurizio Gasparri. «Da una parte si dà ai cittadini la possibilità di partecipare in maniera diretta all'elezione di un Presidente dotato di poteri reali. Dall'altra con il bipolarismo si garantisce governabilità evitando frammentazioni. Questa può essere la risposta giusta alla crisi del sistema». «Renzi auspica un ritorno al bipolarismo. Ci auguriamo che almeno questa sua posizione sia ampiamente condivisa nel Pd. Sarebbe un passo avanti importante e un punto decisivo su cui basare il confronto sulle riforme. In ogni caso, prima si chiarisce il nuovo quadro istituzionale modificando la Costituzione, poi si procede con una nuova legge elettorale. La campagna per il presidenzialismo del Pdl è partita». Sull'altro fronte, però, parte del Pd sembra muoversi su tutt'altro binario.

Anna Finocchiaro ha depositato, infatti, un disegno di legge per la reintroduzione del Mattarellum, ovvero il ritorno all'uninominale con un premio per chi abbia superato la soglia del 40%. Un segnale chiaro che la composizione delle diverse posizioni sarà impresa faticosa e Quagliariello avrà bisogno di una nutrita scorta di camicie per raggiungere il traguardo.

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