RomaI sondaggi dicono che il suo consenso continua a scendere in picchiata (ultimo aggiornamento dell'istituto Swg: dal 39 al 37%), ma per Mario Monti a Bruxelles è il giorno dell'orgoglio. Il testo anticorruzione è «esemplare». Non risulta, puntualizza Monti, che «governi precedenti, anche di colore opposto a quello che ci ha preceduto, avessero come proprio obiettivo, e realizzato, provvedimenti più esemplari di questo». La «combinazione di misure» contenute nella legge di stabilità ritenevamo fosse «la migliore» e «questa è opinione che abbiamo e che ho tuttora». E comunque «non è una manovra aggiuntiva». Monti parla da Bruxelles, a conclusione del Consiglio Ue, in un incontro con la stampa in cui punta il dito contro «l'euroscetticismo», più pericoloso della crisi economica e figlio di «nazionalismo, populismo, rigetto dell'integrazione». Ed è questa la sede da cui rilancia un vertice a Roma proprio per eliminare questa ferita europea.
Sembra che il premier tenga un discorso di fine mandato. È comunque tempo di tirare le fila, di tessere lodi, di fare lo sponsor al lavoro svolto da sé e dal governo: «Abbiamo fatto di sicuro errori nello specifico e di alcuni lo so per certo - ammette il professore - ma non c'è nessun motivo di rammarico o pentimento per aver sbagliato politica economica». I frutti, sembra rivendicare, si vedranno: «Sono fiducioso che la crescita ci sarà». A differenza di altri Paesi, «abbiamo evitato quella rincorsa fatta di maggiore recessione, manovra aggiuntiva e ulteriore recessione».
La legge di stabilità non sembra blindata. A parole: «Siamo pronti a valutare modifiche, ho tantissime idee. Abbiamo ragione di pensare che l'esercizio tollerante e reciproco della spiegazione e della pedagogia politica del governo verso i partiti e viceversa possa funzionare bene». È un appello ai partiti, ostili fino a questo momento, anche nella stessa maggioranza, a molte delle misure proposte dal nuovo intervento dei professori. Nei fatti, tanti margini di variazione però non sembrano esserci. Dialogo sì, ma «senza variare i saldi». Come ci sono poche possibilità di non aumentare l'Iva: «Avevamo considerato altre ipotesi - continua a spiegare Monti - ma poi siamo arrivati ad una determinazione pensando fosse la migliore, opinione che ho tutt'ora». Chi ha il quadro «più aggiornato è «il ministro dell'Economia. Io non ho potuto dormire molte ore la notte scorsa...». Monti parlerà di altre soluzioni con lo stesso Grilli e nel consiglio dei ministri. Per ora, però, anticipa, «non vedo evidenti motivi che mi facciano ritenere che dal punto di vista degli effetti distributivi o macro altre combinazioni sarebbero state superiori». Da parte del governo, ha sottolineato proprio ieri il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera da Bologna, non c'è «la non disponibilità a trovare soluzioni», anche se si mantiene la «rigidità». Una vittoria che Monti ritiene incassata è quella sul ddl anticorruzione: «Sono state superate le resistenze dei partiti. Ci sono aspetti del provvedimento su cui avremmo voluto andare più in là. Ma se il ddl sarà approvato così com'è alla Camera, sarò soddisfatto».
Quanto all'Europa, il premier valuta che la crisi dell'eurozona è «in via di superamento». Rivendica in qualche modo, anche in questo caso, la vittoria della linea contraria al supercommissario, il controllore dei bilanci nazionali proposto dalla Germania, «perché una misura così c'è già». Non ci sarà, quindi, «una nuova cintura di castità». Anziché «sovraccaricare la disciplina di bilancio», si punterà ora a «valorizzare le riforme infrastrutturali», sottolinea il premier. Un obbiettivo deve essere un quadro «di bilancio integrato», che è un deficit dell'attuale unione monetaria. La ricapitalizzazione diretta delle banche «ci sarà non appena sarà stabilito un meccanismo di vigilanza unico». «Non era ovvio che le conclusioni» del summit Ue «fossero approvate all'unanimità.
Contro l'euroscetticismo, Monti conferma il summit a Roma, in Campidoglio, in primavera: la delegazione italiana «è al lavoro con il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy».
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