LA CRISI E L'ITALIA

RomaSe non è guerra Italia-Germania poco ci manca e se n'è accorto anche il settimanale tedesco Spiegel, nella versione online, che ieri ha intitolato un articolo «Mario Monti apre il conflitto con Merkel», a proposito dell'insistenza italiana nel volere concedere «mezzi illimitati al fondo salva-Stati». Ieri il premier ha affrontato la tappa più impegnativa del suo tour europeo, quella in Finlandia, Paese capofila dei rigoristi. Ha incassato una fiducia, prudente ma reale, del primo ministro Jyrki Katainen, e ha risposto alle varie bordate che arrivavano dalla Bundesbank e dal governo tedesco.
Intanto ha ammesso che l'Italia non ha bisogno di aiuti europei per salvare la sua economia, ma di interventi per ridurre lo spread forse sì, soprattutto se i tassi continueranno la loro corsa. In questo momento, ha premesso Monti, l'Italia «non sembra avere bisogno di aiuti particolari, di sicuro non per il salvataggio dell'economia, o per fabbisogno di bilancio». Tanto che saremo tra i pochi, ha assicurato a proposito dei conti pubblici, che raggiungeranno il pareggio di bilancio nel 2014. «Aiuti si renderanno forse necessari - ha precisato il presidente del Consiglio - per la lentezza con cui i mercati comprendono e riconoscono gli sforzi intrapresi e i risultati raggiunti». Siamo vittime di «spread irrealisticamente elevati». Serve il meccanismo concordato dal Consiglio europeo di fine giugno e, in prospettiva, anche l'accelerazione della soluzione al nodo della licenza bancaria al fondo salva stati che secondo Monti arriverà «a tempo debito». Magari non subito, ma ci sarà. Tesi opposta a quella della Germania.
La missione finlandese, che continua oggi, ha lo scopo di rassicurare il governo di Helsinki che a concessioni sul fondo per acquistare titoli di stato sotto attacco della speculazione, corrispondono sforzi dei paesi con spread alti. Katainen, qualche apertura, sia pure prudente, l'ha fatta. In particolare ha riconosciuto che i tassi di paesi che fanno le riforme come l'Italia sono troppo alti. «Una volta che un paese inizia a effettuare riforme strutturali - ha auspicato - è necessaria una valutazione di tali misure e che queste abbiano un impatto sui suoi tassi di interesse. Un impatto grande o piccolo, ma che ci deve essere. Non credo che l'Italia abbia bisogno di alcun aiuto europeo in questo momento», ma «non è giusto che ci sia un sentimento che non si sta facendo mai abbastanza altrimenti è come se vivessimo nella ruota del criceto per cui dobbiamo correre e correre». La differenza con le posizioni tedesche c'è ed è importante anche perché viene dal paese che, insieme all'Olanda, si è spesso fatto portavoce dei no di Berlino.
Alla Germania Monti ha riservato un paio di risposte soft nei toni, tecniche, ma proprio per questo indigeste per i tedeschi che cercano di evitare un automatismo anti spread. Il tema è il ruolo della Bce, reso attuale dalla riunione del board della Banca centrale europea che si terrà oggi e che rischia di sancire un divorzio tra l'Eurotower e la Germania. Ieri il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e il ministro dell'Economia tedesco Philipp Roesler avevano ribadito il loro no a un ampliamento del ruolo dell'istituto guidato da Mario Draghi. «Io spero solo - ha replicato il premier italiano - che tutti i componenti del sistema europeo delle banche centrali mostrino lo stesso livello di rispetto per l'indipendenza della Bce come i capi di governo». Come dire, la banca centrale tedesca (ma anche parte del governo) limitino la loro influenza al voto nel board.
Anche perché se la Bce deciderà nella sua autonomia di attivarsi per gestire gli spread troppo elevati, non andrà oltre il suo mandato. Lo ha chiarito Draghi, ha ricordato Monti, quando «ha spiegato che spread troppo elevati tra i tassi di interesse danneggiano i meccanismi di trasmissione della politica monetaria. Un argomento questo che rientra chiaramente nel mandato della Bce».

Insomma, il premier ha usato un argomento «tedesco», cioè la stabilità della moneta, per spiegare la validità di un meccanismo che la Germania non vuole. Abbastanza, come spiegava lo Spiegel, per aprire un conflitto tra Italia e Berlino.

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