"O ci salviamo tutti o non si salva nessuno". Le parole sono del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che chiude così un suo intervento al convegno "Europa federale, unica via d'uscita?". Ma potrebbero essere del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel corso dello stesso convegno ha espresso questa mattina la speranza di vedere un'Europa più unica anche sotto il profilo polito, non unicamente sotto quello economico.
"Nei giorni scorsi ho invocato la buona politica, materia che scarseggia e di cui avremmo estremo bisogno", sottolinea il numero uno di Confindustria, che conferma la sua fiducia nell'Europa e nell'europeismo, anche se non manca di sottolineare il "brusco risveglio" innescato dalla crisi, "irreversibile per un modello economico che ha retto il mondo occidentale per oltre due secoli".
È proprio l'irreversibilità di questa condizione, di cui Squinzi è convinto, a fargli dire che "l'Europa può sostenere il confronto solo se compete come sistema". "Nessuno stato, da solo, nemmeno la Germania, potrà avere ruolo attivi nelle nuove configurazioni che si stanno costruendo sull'economia mondiale". Ciò che servirebbe è "una messa in comune di quote di sovranità", in sostanza degli accordi sull'unione di bilancio, sull'unione bancaria e le riforme struttrali, sull'emissione dei project bond e di un meccanismo di sostegno dei debiti pubblici per cui i debiti che superano il 60% siano garantiti dai 27 paesi dell'Ue.
L'Europa deve rimanere unita.
Un eventual default dell'area Euro porterebbe a un crollo del Pil quantificabile tra il 25% e il 50%, "al fallimento di migliaia di imprese e di centinaia di banche, alla perdita di milioni di posti di lavoro, all'esplosione di deficit e debiti pubblici nazionali".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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