Ieri il presidente del Consiglio si è costituito. Davanti a quel che resta delle imprese tessili italiane ha confessato ciò che da mesi era evidente: «Abbiamo contribuito ad aggravare la crisi economica». Ovviamente il reo confesso ha una sua attenuante: soffriamo oggi per godere domani.
Non siamo d'accordo. Il punto è che il governo sta facendo soffrire i privati e non i suoi costosi e inefficienti apparati. Se il governo Monti, solo per fare un esempio, avesse detto in questi mesi: chiudiamo senza indugio le baracche improduttive e sovvenzionate dallo Stato (Sulcis e Alcoa, solo per citarne due) e nel contempo abbassiamo tasse e bollette per gli italiani, avrebbe avuto ragione da vendere. Ma il governo e una buona parte dei suoi ministri, chiaramente in campagna elettorale, fanno i democristiani (senza offesa). Dopo una prima spinta propulsiva (si veda la coraggiosa riforma delle pensioni) il governo Monti ha solo pensato di presentarsi con i numeretti giusti in Europa. E quel che conta a Bruxelles non sono i dati sulla disoccupazione. Non pesa la crescita del Pil. Non rileva la competitività di un Paese. Ciò che conta è lo sbilancio dello Stato. E su questo possiamo starci. Se il deficit è pareggiato non già con la riduzione della spesa pubblica, ma con l'aumento delle entrate private, a Bruxelles sta bene. Esattamente quanto il governo Monti ha fatto fino ad ora.
L'economista diceva che nel lungo periodo saremo tutti morti e dunque conviene occuparsi del presente. Monti al contrario preferisce un cadavere oggi (la nostra economia) per ottenere un bel funerale domani.
Continuiamo a ritenere che il professore sia intellettualmente onesto. E l'impolitica ammissione sulla responsabilità del governo nel rendere più dura la recessione ci conferma nel nostro convincimento. Ma temiamo che ciò renda ancora più grave la situazione.
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