«Vedete, noi democratici siamo per uno Stato laico, ma anche per una serena, pacata ingerenza della Chiesa nella vita dei cittadini». Si racconta che quella imitazione di Crozza, che fissò il tormentone del «ma-anchismo», non fece ridere affatto l'allora candidato premier Pd Walter Veltroni. E chissà se la caricatura del leader cerchiobottista, kennediano alla romana, a metà tra tutto («Siamo per la cultura, ma anche per l'ignoranza, crassa, perché va rispettato anche Bombolo») non abbia pesato qualcosa nel tonfo che Veltroni fece di lì a poco, alle politiche 2008, travolto da Berlusconi, e più tardi dimissionario dalla segreteria Pd. In una puntata di Ballarò Veltroni si trovo faccia a faccia col suo clone, e ne uscì male, a differenza di Casini che sportivamente rideva alla presa per i fondelli («È vero che la prima notte di nozze lei e sua moglie l'avete passata a letto con Bruno Vespa, che doveva scrivere l'ultimo capitolo del suo libro?»). Veltroni no, battuta dopo battuta il volto si irrigidiva, nervosamente, fino alla domanda rivelatrice di Crozza. «Veltroni, si riconosce?». Lui: «Ma manco per niente».
I colpi della satira, cui il centrodestra è abituato come uno sparring partner, diventano letali a sinistra, inerme davanti al fuoco (presunto) amico. Quanti ne ha smacchiati, di leader di sinistra, Maurizio Crozza? Simpaticamente, pacatamente, democraticamente, anche Bersani è caduto nel tranello. Il tormentone del giaguaro da smacchiare parte da un Crozza-Bersani che ospita a La7 il Bersani vero, sfottendone il gergo dialettale, a proverbi, finto popolare, e alternandosi con lui, sul tappeto musicale di Via con me, in motti del tipo: «Oh ragassi, siam mica qui a cotonare i Pooh; Oh ragassi, siam mica qui a fare la permanente ai cocker». Fino al famoso giaguaro da smacchiare, adottato dal segretario Pd come slogan pop della sua campagna elettorale (un errore perdonato a fatica da Nanni Moretti: «Voterò Pd, nonostante lo slogan del giaguaro da smacchiare»). Una risata li ha seppelliti, colpa di Crozza, smacchiatore di leader.
O aspiranti tali. Nel caso di Antonio Ingroia, spiaggiato ad un misero 1%, il dolo specifico di Crozza è stato teorizzato seriamente da un candidato di Rivoluzione civile, l'ex popolo Viola Gianfranco Mascia: «Siamo stati penalizzati da Crozza che ci ha segato tutto l'elettorato del Nord Italia con le sue imitazioni di Ingroia». Troppo indolente e apatico il Crozza-Ingroia, accasciato su una sedia, senza voglia di rispondere alle domande più ovvie: «I nostri candidati? Ma sono i soliti dai, uno vale l'altro. Il programma? Ora? Nooo dai». Possibile che l'elettorato del Nord operoso non abbia votato Ingroia per colpa di Crozza? Qualcuno dei suoi è convinto, chissà lui.
Adesso Crozza ha preso di mira le nuove maschere del teatrino politico, i grillini. A partire da Casaleggio, che Crozza, inforcata una parrucca grigia alla Robert Plant, sfotte come guru-santone che prevede il futuro (cosa che Casaleggio fa sul serio, con precisione fino al 2054, dopo la Terza guerra mondiale del 2020 secondo il suo filmato Gaia, the future of politics). Ecco il Crozza-Casaleggio: «Nel 2050 le lavatrici restituiranno tutti i calzini smarriti, il sesso sarà virtuale. Nel 2072 sparirà quel fastidioso senso di gonfiore». Visti i precedenti, nel M5S ci sarebbe da preoccuparsi. Per ora la base grillina reagisce coprendo di insulti Crozza, sulla sua pagina Facebook, per via delle sue imitazioni dei parlamentari M5S.
Commenti tipo «Crozza un cogl... pagato dalla Casta vedrai che molto presto perderai il tuo spirito del ca...», «Crozza vai a ca...», «Tu e le risate di quella m... di Floris mi avete fatto vomitare» e altre amenità. Vietato smacchiare i grillini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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