È la cura Monti che destabilizza l'Italia

RomaMentre il caso delle intercettazioni Napolitano-Mancino monopolizza i giornali e i tg, l'Istat pubblica dati sull'occupazione in Italia che assomigliano a un Otto settembre (in fondo mancano solo pochi giorni). Roba da chiedersi se sulla vita quotidiana del cittadino medio pesi di più il ciclone politico-mediatico-giudiziario che investe il Quirinale (del quale peraltro temiamo che il cittadino medio di cui sopra non capisca granché) oppure sapere che nel secondo trimestre del 2012 (era Monti) abbiamo toccato il tasso più alto di disoccupazione degli ultimi tredici anni. È più importante sapere che cosa si siano detti due ottuagenari nel corso di qualche amabile telefonata o capire come trovare un posto a quei 618mila «under 24» (nostri figli, nostri nipoti, nostri fratelli) in cerca di prima attività?
Le domande sono come le ciliegie: una tira l'altra. E così ci chiediamo: se Mario Monti (nel tondo) non più tardi di giovedì, solidarizzando con Napolitano, ha parlato di «tentativi di destabilizzazione del Paese, inteso a minare in radice la sua credibilità», non è forse altrettanto (e forse di più) destabilizzante sapere che al Sud il 48% delle giovani donne è forzosamente inoperoso? Non mina più la nostra credibilità la risalita dell'inflazione fino al 3,2 per cento di agosto? Noi, molto modestamente, pensiamo di sì.
Siamo sicuri però che a leggere i dati dell'Istat qualche brivido sarà venuto anche al premier. Scioriniamone qualcuno: il tasso di disoccupazione a luglio è rimasto stabile al 10,7 per cento, il più alto dall'inizio delle serie storiche mensili e quindi dal gennaio 2004. Su base annua il tasso è in rialzo di 2,5 punti. In termini assoluti i disoccupati aumentano di 758mila unità (+38,9 per cento) e diventano 2.705.000, praticamente l'intera popolazione della città di Roma. Importante anche il dato sulla popolazione inattiva, quella cioè che non ha e non cerca un lavoro: sono diminuiti del 4,9 per cento (in termini assoluti di 729mila unità). Ciò vuol dire che rispetto all'anno scorso ci sono 729mila persone in più sul mercato del lavoro, persone che prima non avevano bisogno di cercare un'occupazione e oggi si sono convinti a farlo. Quando poi si passa a parlare delle categorie più deboli il quadro si fa ancora più fosco: aumenta la disoccupazione dei giovani dai 15 ai 24 anni (+1,3 per cento) che tocca il 35,3 per cento, il massimo dal 1993; se poi parliamo di giovani donne meridionali, il tasso di disoccupazione tocca addirittura il 48 per cento; i lavoratori precari (tra quelli con contratto a termine e i collaboratori) sono quasi tre milioni, vale a dire 2.917.000. E a rendere tutto peggiore ci si mette pure l'inflazione, che ad agosto risale dal 3,1 di luglio al 3,2, mentre il cosiddetto carrello della pesa aumenta su base annua addirittura del 4,3 per cento.


In tutto ciò Mario Monti ha cancellato ieri il Consiglio dei ministri che generalmente si tiene il venerdì, preferendo vari tête-à-tête con i ministri per fare il punto sulle varie attività di governo e redigere una sorta di cronoprogramma. Parole d'ordine competitività, sviluppo, crescita, produttività. Parole, appunto. Per ora i soli fatti sono quelli firmati Istat.

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