Caro presidente Berlusconi, mi scusi per questa incursione nei suoi affari di partito, ma sento che è dovere del-Giornale farle notare quali siano gli umori dei lettori, in particolare, e, in generale, dei cittadini vicini al Pdl. Umori che, tra l’altro, emergono nettamente dagli ultimi risultati elettorali. È vero: è stata una consultazione che ha coinvolto poco più di 9 milioni di italiani, un campione significativo, ma non sufficiente per capire dove andrà il Paese. È altresì vero che la scelta dei sindaci non comporta necessariamente un’adesione politica: sul piano locale, talvolta pesa di più la reputazione dei candidati che non il loro partito. Ma c’è un ma. In questa congiuntura tira aria cattiva. Trionfa l’antipolitica,che è poi generica protesta verso un sistema (anche istituzionale) inadeguato e obsoleto, e verso partiti traviati dalla corruzione e dall’inefficienza. In più, abbiamo un governo tecnico che ha tradito la fiducia, inizialmente eccessiva, del Parlamento e del popolo, cui non mancava certo la speranza di veder risolti i problemi causati dalla crisi economica: la disoccupazione, la cosiddetta stagnazione (ora la recessione), i ritardi dello Stato nell’onorare i propri debiti, le angherie di un fisco cattivo con i buoni contribuenti e indulgente con gli elusori e gli evasori, eccetera. Per andare giù piatti, il voto, dato il clima, è stato fortemente influenzato dalla politica dell’esecutivo; e le vicende locali sono passate in secondo piano, anche perché le casse municipali piangono ancora di più di quelle statali. Chi è andato al seggio non ha pensato al campanile, bensì a quanto avviene nelle stanze romane del potere. E ha approfittato della circostanza per manifestare un profondo dissenso nei confronti di Mario Monti, accusato, specialmente dagli elettori del Pdl, di aver promesso molto e di aver realizzato poco, e quel poco a danno degli italiani: tasse a iosa in ogni campo, perfino sulla casa, di norma acquistata con denaro già ipertassato alla fonte e spesso gravata da mutui con rate cospicue che falcidiano gli stipendi, quindi di fatto di proprietà della banca per effetto dell’ipoteca. I tecnici hanno fatto del loro meglio per comprimere i consumi, costringere imprese piccole e medie a chiudere i battenti, aumentare la disoccupazione e indurre al suicidio gli imprenditori più deboli, massacrati da un fisco crudele e sordo a ogni appello alla clemenza. Non bastasse, è diffusa la sensazione di vivere in uno stato di polizia, dove le intercettazioni telefoniche costituiscono un fenomeno unico al mondo (per quantità e continuità nel tempo), dove l’Agenzia delle entrate trasforma in show ogni controllo. C’è dell’altro. Il governo, mentre si è accanito col bastone delle imposte sul groppone dei connazionali, ha bellamente trascurato di tagliare la spesa pubblica. Nessun risparmio, se si esclude quello introdotto dall’innalzamento dell’età pensionabile. Per il resto la spending review è stata una bufala. I ministri ne hanno discusso fino alla nausea, ma non hanno combinato un accidente. Totalmente incapaci, tant’è che,da tecnici privi di tecnica, hanno assoldato altri tecnici per individuare i rami secchi da recidere. Comicità involontaria. Sarebbe bastato leggere i libri di Mario Giordano e quelli di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo per farsi un’idea degli sprechi da eliminare. Zero. I professori geniali si sono ridotti a chiedere ai cittadini qualche consiglio, attraverso il sito web di Palazzo Chigi, circa le voci su cui intervenire con le cesoie. Però, che professori. Perdoni l’ardire, presidente. Ma lei, con il suo partito, appoggia un governo così sgangherato e pressappochista senza immaginare di far girare le scatole agli elettori che le sono fedeli? Mi sembra strano che sia tanto ingenuo. La gente di centrodestra detesta tutto ciò che hanno fatto, e non fatto, bocconiani e «complici». Guardi l’articolo 18. L’hanno menata mesi e mesi con l’abolizione di questo obbrobrio. Poi Giorgio Napolitano ha starnutito e l’hanno accantonato terrorizzati. Non ricordo quanti decreti il capo dello Stato abbia firmato per approvare in fretta provvedimenti montiani, ma quando si è trattato di far passare la riforma del lavoro, alt! Nessun decreto. Si discuta la legge in Parlamento. Come dire: ciò che dispiace alla sinistra non s’ha da fare. E non si farà. Davanti a questo spettacolo, gli aficionados del Pdl sono inorriditi, e alla prima occasione, domenica e lunedì scorsi, molti di essi si sono prodotti nel gesto dell’ombrello.Scheda bianca o voto di protesta. Molti altri non si sono nemmeno presi la briga di recarsi alle urne: astensionisti. L’atteggiamento dei suoi ex elettori, se lei non muterà indirizzo, se non abbandonerà al suo destino infausto l’esecutivo dei docenti e dei bidelli,sarà ancora più severo col Pdl il prossimo anno, quando si tornerà alle urne per rinnovare il Parlamento. Mi consenta - per usare un verbo a lei caro- un suggerimento: dimentichi la mossa dorotea dell’appoggio esterno; esca dalla maggioranza, e così sia. In questo modo riconquisterà quelli che, disgustati dalle manfrine montiane, le hanno voltato le spalle. Tenga conto, per concludere, che il premier è implicato nelle politiche europee di cui, anzi, è interprete e difensore. Politiche che fanno il gioco della Germania e penalizzano noi. Politiche superate, esiziali. La Ue è una struttura burocratica, i Paesi membri sono diseguali, non hanno un comune denominatore, parlano lingue diverse, hanno economie diverse, culture diverse. Però la loro moneta è unica. Una forzatura. Sono i popoli che esprimono una moneta e non viceversa. La Grecia rifiuterà l’euro, la Francia non lo ha in simpatia, l’Olanda rimpiange il fiorino, la Spagna e il Portogallo sono perplessi. E noi che facciamo? Ci lasciamo infinocchiare dai burosauri e dai banchieri che tutelano gli interessi di tutti tranne i nostri? Presidente, saluti la maggioranza scellerata.
Vada all’opposizione. Gli esattori delle tasse si arrangino. Cadono? Amen. Gli elettori del centrodestra non hanno cambiato maglietta, l’hanno gettata,pronti a riprendersela se lei sarà all’altezza delle loro attese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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