Dai sindacati ai commercianti, i delusi protestano

da Roma

Sindacati, commercianti, enti locali, associazioni bancarie. Una serie di ostacoli, proteste, opposizioni ha frenato l’impostazione iniziale della manovra di riduzione dell’Irap proposta dal governo. E ha costretto l’esecutivo a rinunciare ai primi sgravi già quest’anno. L’incontro di ieri a Palazzo Chigi con le parti sociali non è stato risolutivo. Una nuova riunione è prevista oggi, prima del Consiglio dei ministri che dovrà approvare il decreto.
I Comuni potrebbero ricevere il 30% del gettito recuperato con la lotta all’evasione fiscale. Ma l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, conferma le proprie perplessità sulla copertura. «Siamo preoccupati - ammette il presidente dell’Anci, Loenardo Domenici - perché il governo non ci ha dato le cifre e non abbiamo capito come finanzierà la riduzione dell’Irap». Anche il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, lamenta una certa vaghezza del governo. Tanto da dire: «Tutto ciò mi sembra una liturgia inutile». Ma il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, gli risponde che sulle coperture è stato vago di proposito perché, spiega, «volevo sentire voi».
Per Marigia Maulucci della Cgil, «il provvedimento è sbagliato nei tempi, nei modi e nella totale assenza di copertura. Anzi l’unica copertura è l’aumento dell’Iva». E proprio su questo punto si sofferma il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. «È diabolico - dice - coprire una riduzione di tasse con l’aumento di altre tasse, qualunque esse siano». Il vicepresidente di Confindustria, Andrea Pininfarina, avvisa che «sono assolutamente da evitare interventi di estensione della base imponibile Irap, includendo gli ammortamenti». Il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, dice chiaramente che «così com’è formulata, l’ipotesi non ci soddisfa. Sull’Irap - aggiunge - sento un forte odore di partite truccate. Il governo sappia che non accetteremo mai soluzioni discriminatorie». Critico anche il presidente dell’Abi, Maurizio Sella. «La modalità di revisione dell’Irap - precisa - non ci piace.

Escludere le banche dal provvedimento, con incerte promesse per il futuro, significa non riconoscere il ruolo che il sistema creditizio sta svolgendo per la tenuta dell’economia del Paese». E Fabio Cerchiai, presidente dell’Ania, conferma il timore di «un intervento discriminante per assicurazioni e banche».

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