Sono stati i protagonisti di un duello furibondo che ha diviso l'opinione pubblica. Ora si ritrovano insieme nel partito dei trombati illustri: Beatrice Lorenzin, ministro della Sanità in quota Ncd, e Davide Vannoni, pioniere delle terapie, controverse, con le cellule staminali, non ce l'hanno fatta a staccare il biglietto per Strasburgo. Fuori lei, anche se con un bottino più che ragguardevole di 33mila preferenze; fuori lui, presidente di Stamina Foundation e candidato con la lista Io cambio. Una formazione sconosciuta ai più prima del voto e tale anche dopo. Vannoni ha totalizzato numeri di assoluta irrilevanza: 251 voti nell'Italia nordorientale e 386 nell'Italia nordoccidentale. Briciole. Imbarazzante anche la perfomance del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, leader del partitino che fu di Mario Monti ed oggi è praticamente scomparso: Giannini con Scelta europea ha preso 3.195 voti nell'Italia centrale, 638, una miseria, nella Capitale. Insomma, stare al governo paga, ma non sempre. E inevitabilmente queste cifre, striminzite per non dire altro, scaraventeranno sul tavolo di Renzi il tema del rimpasto nella squadra di Palazzo Chigi. La corsa verso l'Europa si è fermata ai blocchi di partenza per molti concorrenti blasonati. Non tornerà in Europa Gabriele Albertini, popolare ex sindaco di Milano, questa volta sotto le insegne alfaniane del Nuovo centrodestra: l'asticella si ferma a quota 11.470. Troppo poco. E va anche peggio al suo compagno di partito Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano, inchiodato a quota 7.907. Fine corsa pure per l'ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti che ad aprile, dopo la condanna a sei anni per abuso d'ufficio e falso, si era dimesso ma non aveva rinunciato a gareggiare per l'euroseggio. Niente da fare: 42.116 voti nella circoscrizione meridionale sono tanti ma insufficienti. Scopelliti arriva terzo dietro Lorenzo Cesa e Filippo Piccone. Fuori.
Come tanti leader e minileader di partiti che non hanno passato lo sbarramento o ce l'hanno fatta di pochissimo, come Tsipras, che dunque invierà a Strasburgo una piccola pattuglia di eletti. Decimazione dunque per Fratelli d'Italia che non raggiunge il quorum e rimane all'asciutto: Giorgia Meloni, nonostante l'exploit di 32.572 preferenze solo a Roma, viene bocciata. Insieme a Guido Crosetto che però sfiora quota 30mila ed esce a testa alta. Lunga è anche la lista dei delusi dalle parti di Tsipras che avrà solo 3 europedutati: resta al palo Luca Casarini, leader delle Tute bianche, figura simbolo dei centri sociali del Nordest, consacrato dai media in innumerevoli manifestazioni e oggi finalmente pesato per quel che vale: 11.894 voti. Tutt'altra musica per Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto rapita in Iraq e liberata in una drammatica operazione in cui fu ucciso il funzionario del Sismi Nicola Calipari: raggiunge le 31mila preferenze, un risultato eccellente, ma inutile, a meno di un ripescaggio. Il voto non fa sconti a nessuno. Nemmeno a big che hanno vissuto tutta la vita nel bagno rassicurante della popolarità. Iva Zanicchi, un pezzo di storia della canzone italiana e volto rassicurante di Forza Italia, è solo quinta nella circoscrizione Nord Ovest e si deve arrendere. Con parole che paiono definitive: «Da questo momento non sono più una politica, ho già dato troppo senza ricevere nulla». Lussuoso flop anche per un camaleontico veterano di mille battaglie e di mille casacche come Clemente Mastella, oggi in versione forzista: 60.335 voti non gli bastano per ottenere il passaporto per l'Europa. Torna ai box con Alessandro Cecchi Paone, una vita in tv: 16mila voti lo collocano al dodicesimo posto nella classifica forzista al Sud. L'Europa resta lontana. Molte soddisfazioni, invece, in casa Pd. Ma c'è almeno una bocciatura eccellente: non va in Europa il professor Giovanni Fiandaca; per averlo in lista si era speso anche il Guardasigilli Andrea Orlando. Fiandaca, che si era guadagnato una certa notorietà per aver criticato da sinistra il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, raccoglie 76.203 preferenze. Ma non entra nel folto pattuglione che rappresenterà a Bruxelles il Pd a trazione renziana.
Non si muove dall'Italia nemmeno un personaggio di indubbia visibilità come Bruno Tabacci, leader di quel nanetto che è il Centro democratico, questa volta sotto l'ombrello, altrettanto lillipuziano, di Scelta europa: pesca al Sud 10.472 voti. L'Europa svanisce nell'urna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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