Dalle intercettazioni al pluriomicida evaso: Cancellieri senza pace

Il ministro aveva appena superato il caso Ligresti. Ma lo scandalo di Genova ora rischia di vanificare gli sforzi per il decreto carceri

Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri
Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri

Roma - Oggi risponderà in aula sulla fuga del serial killer evaso dal carcere di Marassi dopo un permesso premio. E non sarà un compito facile per il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, che dovrà indicare chi ha sbagliato, come è possibile e se è vero che nel penitenziario di Genova non conoscessero il curriculum criminale di Bartolomeo Gagliano, un pluriomicida condannato anche per rapine, estorsioni, aggressioni e già evaso in passato più volte. Al Dap pare tiri un'ariaccia, ci si aspetta cada qualche testa ai piani alti del dipartimento che si occupa dell'ordine e della sicurezza delle prigioni, una struttura che dipende dal Guardasigilli e con la quale il ministro potrebbe avere un debito di riconoscenza per l'attenzione mostrata nel caso Ligresti. Una vicenda che la Cancellieri si era appena lasciata alla spalle, tra mille polemiche, e che ora potrebbe crearle qualche imbarazzo nel momento di indicare le poltrone da far saltare per questo pasticcio che rischia di mandare in fumo lo sforzo fatto con il recente decreto carceri per alleggerire la pressione nei penitenziari ampliando, ancora di più, le maglie dei benefici ai detenuti. Perché quando si è trattato di tirare fuori d'impaccio il ministro finito nelle sabbie mobili dopo la scarcerazione di Giulia Ligresti, dal Dap è arrivata una bella cima di salvataggio: non era vero che l'amministrazione penitenziaria si era occupata al caso per l'interessamento del Guardasigilli, ma si era già mossa in precedenza autonomamente. Ora lì, al Dap, qualcuno dovrà pagare. «Fatti di questo genere non possono e non devono accadere», ha detto il ministro garantendo che saranno individuate eventuali responsabilità da un'accurata inchiesta interna. Oggi si saprà qualcosa di più sui passaggi che hanno reso possibile questa clamorosa evasione, sui meccanismi che non hanno funzionato a dovere facendo sì che il direttore della casa circondariale di Marassi, Salvatore Mazzeo, ignorasse che Gagliano fosse un delinquente con tre omicidi alle spalle per i quali non scontò nessuna condanna perché dichiarato incapace di intendere e di volere. Il vice-capovicario del Dap, Luigi Pagano, ammette che qualche leggerezza c'è stata, ma si appella ai numeri: «Se parliamo del caso specifico, sì, c'è stato un fallimento, però va valutato anche secondo il dato statistico, ossia rispetto agli altri 20mila che rientrano dopo i permessi premio». Un'altra tegola per la Cancellieri, dunque, dopo quella del caso Ligresti, che rischia di minare ulteriormente la sua credibilità, nonché i rapporti con il ministro degli Interni, Angelino Alfano, con il quale in queste ore pare ci sia stato più di un momento di tensione, l'ultimo ieri, sembra proprio su questa vicenda. Qualche scintilla tra i due sarebbe scoppiata anche a causa del decreto svuota carceri. Ma il Guardasigilli minimizza: «Non c'è stato nessun dissidio con Alfano.

Voleva solo essere certo che non ci fossero aggravi per le forze dell'ordine. Chiarito questo non ci sono stati problemi». Alfano, però, non era al suo fianco in conferenza stampa. E ieri è stato sbrigativo «Il ministro Cancellieri dirà in aula tutto ciò che c'è da dire».

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