Un Monti che cerca sponde a sinistra, in area Renzi, e che per accreditarsi si sposta su posizioni molto anti Cav. E poi invece i secessionisti del «centrino» montiano, guidati da Casini e Mauro, in avvicinamento al centrodestra. Molto, nella crisi di Scelta civica, si gioca sul nodo «decadenza di Berlusconi» e applicabilità retroattiva della legge Severino. Monti e i suoi fedeli voteranno per la decadenza: «È una legge costituzionale che non necessita di verifiche» dice l'ex premier al Corriere. E i dodici senatori di Scelta civica che hanno sfiduciato Monti e ora lavorano ad un nuovo gruppo? La convinzione del Prof è che si siano «venduti» al Cavaliere barattando un'alleanza con il voto contro la decadenza («il ministro Mauro ha ospitato a colazione Berlusconi e Alfano al circolo ufficiali del Ministero» racconta Monti dando le coordinate del tradimento).
Una «volgare accusa», rispondono loro, che rivendicano il diritto a decidere con la propria coscienza sul caso Berlusconi. In «pausa riflessione» sarebbero diversi senatori tra quelli in rotta con Monti: i senatori Marino, Tito Di Maggio, D'Onghia, De Poli, lo stesso ministro Mauro «che voterà contro la decadenza in nome dell'amicizia personale con Berlusconi» assicura Andrea Olivero, già coordinatore di Scelta civica e ora tra i secessionisti cattolici (ma sulla decadenza di Berlusconi «voterò a favore»). Inquieto anche Casini, uno degli artefici del terremoto centrista. Il leader Udc spera che Berlusconi «si dimetta prima», ma su quel che voterà poi lui, al Senato, non si sbilancia, «non ho ancora deciso, al momento giusto lo dirò». Oscillazione che nel partito di Monti leggono come una dichiarazione d'intenti contro la decadenza, nel segreto dell'urna. Casini, del resto, non ha nascosto la sua opinione: «L'accanimento che parte della magistratura ha svolto nei suoi confronti è indubitabile» ha detto nei giorni scorsi. E dai banchi Udc, nocciolo della fronda a Monti, arrivano altri distinguo che invitano alla prudenza sul siluramento di Berlusconi. Come quelli di Buttiglione, deputato di Sc, che vede un «dubbio fondato di costituzionalità sulla legge Severino» e quindi chiede venga rimandata alla Consulta, perché «non si può dare l'impressione che Berlusconi abbia meno diritti degli altri».
Tra i frondisti montiani c'è anche il senatore Aldo Di Biagio, che raggiungiamo a Londra, in pellegrinaggio con altri parlamentari ai luoghi di san Tommaso Moro, patrono dei politici (viaggio organizzato dal ministro Lupi, colomba Pdl...): «Io spero che Berlusconi scelga di dimettersi prima di un voto sulla sua decadenza. Ma detto questo, sono convinto che ci sia una parte della magistratura che non persegue la giustizia ma la fama». Molto prudente, a dir poco, è un altro dei senatori di Scelta civica in dissidio con l'ex presidente del partito, e cioè Gabriele Albertini, ex sindaco forzista di Milano: «Se mi chiede cosa voterò le rispondo che prima voglio sapere su che cosa si vota. Nel senso, cosa dirà la mozione che verrà messa a scrutinio al Senato. Io penso che debba prevedere una consultazione della Corte costituzionale sull'applicabilità retroattiva della legge Severino al caso di Berlusconi. Io ho dei forti dubbi, non perché sia un magistrato, ma perché so leggere. E leggo non solo il parere di illustri giuristi, o l'articolo 25 della Costituzione. Ma anche soltanto la legge del 1981 sulle sanzioni amministrative.
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