Il senso comune, soleva dire Voltaire, non è poi così comune. Se il filosofo francese si potesse trovare dalle nostre parti in questi giorni forse modificherebbe la sua massima (dicendo magari che qui da noi il senso comune è non raro ma introvabile). E a questa conclusione arriverebbe senz'altro se leggesse gli articoli che in questi giorni rilanciano lo strano caso di Francesco Storace e del vilipendio al presidente della Repubblica.
Il segretario della Destra, ora consigliere regionale, è inquisito per aver offeso il presidente Giorgio Napolitano. Il fatto risale a sette anni fa, quando Storace era senatore. Il leader della Destra aveva pesantemente attaccato Rita Levi Montalcini, guadagnandosi una reprimenda stizzita del capo dello Stato. La replica di Storace (definì tra l'altro Napolitano «indegno» del ruolo) creò le premesse per una vicenda giudiziaria che potrebbe avere un paradossale epilogo il prossimo 21 ottobre. Paradossale perché la parte lesa da tempo ha chiesto di soprassedere.
La cosa è tornata di attualità pochi giorni fa con un editoriale del Giornale d'Italia dove lo stesso Storace ha annunciato che rinuncerà a ricorrere in appello e che quindi, in caso di condanna, si presenterà spontaneamente ai cancelli del carcere romano di Regina Coeli. Una mossa politica tutt'altro che corriva, visto che ha sortito l'effetto sperato. Dai social network e soprattutto dal mondo politico si sono alzate tante voci per solidarizzare con lui. Il primo a commentare questa situazione paradossale è stato Daniele Capezzone (Forza Italia), già protagonista di tante battaglie civili nell'ex Pdl e prima ancora durante la militanza tra i radicali. «Supporto battaglia civile, politica e culturale di Storace contro vilipendio. Abolire reati di opinione. Incredibile lesa maestà nel 2014» questo il testo del tweet di Capezzone pubblicato sabato scorso. La reazione a catena non si è fatta attendere e sempre su Twitter hanno mostrato solidarietà a Storace tra agli altri anche Raffaele Fitto, Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Lucio Barani e Anna Maria Bernini. Twitter ha anche fatto da grancassa a uno scambio di battute tra lo stesso Storace e Pasquale Cascella, oggi sindaco di Barletta ma portavoce di Napolitano all'epoca dei fatti. Uno scambio che ha lasciato lo stesso Storace «senza parole». In un tweet Cascella ha infatti scritto: «Eppure si sa che per il presidente Napolitano il caso è chiuso. E ha chiamato il Parlamento a intervenire sul vilipendio».
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