Pistola e distintivo li ha appesi al chiodo. Ora usa la penna, pubblica gialli di successo dopo una carriera spesa a caccia di criminali e assassini vari. Ma per tutti Michele Giuttari, resta un poliziotto, anzi «il poliziotto» che portò alla sbarra i «mostri di Firenze». All'epoca era il capo della Squadra mobile.
Trent'anni anni dopo, di nuovo l'incubo. Una ragazza nuda, uccisa e crocifissa vicino a un cimitero...
«Modalità e luogo, certo, fanno riflettere. Così di primo acchito viene subito da pensare alla mano di un maniaco. Magari con istinti esoterici. Bisognerebbe però conoscere meglio i dettagli...».
Nel marzo dello scorso anno, nello stesso posto, vi fu un'aggressione identica. Ma in quell'occasione la donna sopravvisse...
«Ora più che mai sarà importante andarsi a rivedere quel caso. Riascoltare la vittima, frugare nel fascicolo, ripercorrere l'inchiesta. Bisogna capire se vi sia un legame tra le due vicende, se dietro quella violenza e l'omicidio di oggi vi possa essere la stessa persona. Il che è anche probabile.
Da dove cominciare?
«Dalle testimonianze, dalle tracce eventualmente repertate l'anno scorso, dai possibili sospettati, ammesso che vi siano. Dalle piste seguite. Insomma da tutta quella che fu l'attività investigativa, da adesso rileggere con occhio diverso: potrebbe spuntare fuori qualcosa che al momento si trascurò ma che alla luce di questo omicidio avrebbe tutt'altra rilevanza».
È ipotizzabile la pista del killer seriale?
«Direi di si, ma questo lo si potrà capire solo tra un po', quando si avranno i risultati delle analisi sulla vittima, gli esiti delle perizie scientifiche sui reperti... Magari un'immagine, che con un po' di fortuna, potrebbe aver ripreso qualche telecamera. Naturalmente parlo da spettatore, non ho alcun elemento in mano...».
Inquietante, però, ancora Scandicci al centro di un noir, in un macabro mix di sesso e morte. Come nel caso del «Mostro» il killer potrebbe non aver agito da solo?
«Non è da escludere. Anzi è un'ipotesi da prendere in seria considerazione. Considerando il tipo di tortura cui è stata sottoposta la vittima non è così semplice agire in solitudine. Potrebbe esserci un complice, qualcuno che ha fatto anche solo da sentinella. Ma ripeto, l'elemento che più mi colpisce sono luogo e modalità del delitto. La via Cimitero, la ragazza come crocifissa. Sembra un terribile rito, quasi mistico».
Forse l'inizio di un'escalation?
«Se davvero si trattasse di un serial killer direi di sì. La prima aggressione, quella avvenuta nel marzo 2013 potrebbe inserirsi in una sorta di prova. Adesso l'omicidio portato a termine, per lui la quadratura del cerchio, ma anche e soprattutto la dimostrazione a se stesso di esserci riuscito».
E dunque di poterlo rifare...
«Di solito è così. Se ha colpito a distanza di un anno, adesso potrebbe, per così dire, imprimere un'accelerazione, tornare a uccidere magari tra qualche mese. Per questo bisogna trovarlo al più presto».
Chi potrebbe nascondersi dietro questo fantasma?
«Chiunque: un insospettabile con disturbi sessuali, così come un fobico che odia le prostitute piuttosto che un satanista a caccia di facili vittime. Ce lo dice la casistica».
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