RomaL'ultima ripicca di Beppe Grillo a due passi dalla storia. Per il comizio finale del suo Tsunami Tour che rischia di alluvionare la politica italiana - nella romana piazza San Giovanni scippata alla sinistra - quello che la Cnn definisce «il principe dei clown della politica italiana» con un atto di forza inusitato tiene inizialmente lontani dal palco i giornalisti italiani, anche quelli accreditati, facendo passare solo i media stranieri e SkyTg24. Qualcuno prova a forzare il blocco ma i militanti chiamano le forze dell'ordine e il più deciso dei giornalisti ribelli, Vasco Pirri di Italpress, viene fermato per qualche minuto. Poi, un paio d'ore prima dello show-down del comico genovese il via libera. Forse l'impressione dell'autogol incipiente. Forse le parole di Tobias Piller, presidente della stampa estera, che in imbarazzo per il non richiesto privilegio, accusa il Movimento 5 Stelle: «In questo momento importante per la vita politica italiana, non ha rispetto per la libertà di stampa in Italia e per il lavoro dei media che devono coprire la campagna elettorale».
È il giorno del tutto o niente. Quello in cui decine di migliaia di persone invadono Roma per testimoniare la voglia di cambiare tutto. E per farlo si sorbiscono una manifestazione di una noia mortale, almeno fino a quando Grillo sale sul palco. Si era vociferato di possibili testimonial eccellenti: Dario Fo, Adriano Celentano. E invece nessuna concessione allo spettacolo. Una voce dal palco detta la linea: «Non avremo personaggi famosi, non avremo gruppi musicali. Parleremo solo di contenuti». Ma nessuno in piazza sembra strapparsi i capelli. I militanti in trance sono qui per convinzione o per curiosità, comunque: «O si rifà l'Italia o si muore», come recita uno striscione. C'è sempre il leader, uno spettacolo a parte, e per la prima volta parla dal palco grillino anche il guru Gianroberto Casaleggio: «Cambieremo l'Italia», promette.
La giornata di ieri è stato il riassunto di tutto il male e il bene del grillismo. La violenza latente, l'energia esplosiva, l'ansia di chi assiste sgomento. In un'intervista alla Cnn Grillo sciorina tutta la sua distruttività. Contro l'euro («Io non chiedo di lasciare l'euro ma di sederci a un tavolo e chiederci: è meglio con o senza l'euro? Dieci Paesi su 27 non hanno l'euro e non hanno un rischio default. Noi abbiamo svenduto la nostra democrazia con lo spread»). Contro Berlusconi («l'ultimo dei venditori, uno che pubblicizza prodotti senza sostanza»). Contro Napolitano («Non capisce che milioni di italiani lì fuori non possono restare così a lungo. Non puoi chiedere a un italiano, a un imprenditore, a una famiglia di fare sacrifici quando la presidenza costa 240 milioni di euro all'anno. Il nostro presidente guadagna tre volte quanto guadagna il presidente Obama. Un ambasciatore italiano guadagna 20mila euro al mese, Merkel 9mila. Non puoi aspettarti dei sacrifici ora perché noi tutti dovremmo fare dei sacrifici ora o non li farà nessuno»).
E ieri è stato anche il giorno di un grillino su RadioDue. Angelo Tofalo, capolista alla Camera in Campania, a Un giorno da pecora non è stato al gioco, chiedendo di sapere le domande in anticipo («nessuno lo aveva fatto prima», sottolinea la redazione) e rifiutando di fare l'intervista cantata con il duo L'Ebernies.
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