Dopo la commissione Antimafia, anche l'audizione tenuta da Sigfrido Ranucci in Vigilanza Rai non è passata assolutamente inosservata. Le polemiche e le insinuazioni che erano sorte a seguito di una domanda posta dall'ex magistrato e attuale senatore del Movimento 5 Stelle, Roberto Scarpinato sul pedinamento dei servizi segreti, che sarebbe stato ordinato - secondo quanto denunciato dal conduttore di Report - da Giovanbattista Fazzolari, sono in un certo senso proseguite anche nella serata di ieri negli ambienti parlamentari. L'accusa viene considerata troppo grave dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che oggi in un'intervista al Corriere della Sera ha replicato al giornalista Rai per chiedere "chiarezza" e annunciare azioni legali.
"Le accuse sono troppo gravi per farle cadere nel vuoto", afferma Fazzolari, che poi evoca l'impossibilità di "ottenere giustizia con Report. Io mi rifiuto di credere che sia così - è il ragionamento dell'esponente del governo Meloni -, ma non aiuta l'immagine di un giornalista con numerose querele che riceve la standing ovation da chi dovrebbe giudicarlo con imparzialità". L'esponente di Fratelli d'Italia aggiunge poi che "nessuno è al di sopra della legge e io ho troppo rispetto della magistratura per pensarlo, ma è evidente la disinvoltura con la quale Report fa il suo lavoro - sottolinea -. Troppo spesso abbiamo visto inchieste infarcite di accuse totalmente infondate, costruite solo per colpire qualcuno con la tracotanza di chi non teme conseguenze legali".
Insomma: "Se non andassi avanti con un'azione legale, finirei con l'avvalorare le accuse di Ranucci. Se invece scegliessi di tutelarmi, verrei accusato di intimidire la stampa. Immagino già i titoli di certi giornali e il tenore del dibattito in alcune trasmissioni". In ogni caso, non c'è alcuna intenzione di chiudere Report: "Certo che no, non spetta al governo decidere i palinsesti del servizio pubblico". Da Fazzolari rimane comunque il "diritto di criticare un certo modo di far informazione, basato su tesi preconfezionate e accuse infondate. La 'macchina del fango' non ha niente a che fare con il giornalismo di qualità ed è un metodo che noi abbiamo sempre contestato. Non scendiamo a compromessi e non ci facciamo intimidire perché non abbiamo nulla da nascondere".
L'accusa di Ranucci non è per nulla nuova. Già a marzo 2025, al Parlamento europeo, aveva ipotizzato che potesse esserci Fazzolari dietro il presunto spionaggio partito nei suoi confronti dopo un'inchiesta sul padre di Giorgia Meloni. Qualche mese fa, il sottosegretario diceva: "I servizi non dipendono da me, comunque non ne sarebbe valsa la pena". Ora, invece, annuncia "un'azione legale, accompagnandola all'offerta di una possibile mediazione. Mi sarei fermato se Ranucci avesse smentito. Lui ha rifiutato". E così il 4 novembre, "con l'aiuto di Scarpinato, ha messo in scena un altro grottesco siparietto.
Se ti viene chiesto se c'è un collegamento tra l'attentato che ti ha colpito e un esponente del governo, la risposta dovrebbe essere molto chiara: 'No'. Ranucci, al contrario, ha chiesto di secretare la sua risposta, alimentando così il sospetto che quel collegamento ci fosse davvero".