Denunciata la turista inglese che ha staccato un dito a una delle statue

Danneggiato il «ratto di Polissena», denunciata una turista inglese. Il gesto di un folle o solamente una «goliardata» finita in malo modo? L'ennesimo sfregio all'arte scultorea del Belpaese è avvenuto nel cuore di Firenze, nella Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria. Staccato di netto il dito indice della mano sinistra della stessa Polissena, figlia minore di Priamo re di Troia.
Si tratta dell'ultimo atto vandalico per il gruppo ottocentesco dell'artista Pio Fedi: «Tutte le dita di quella mano - spiega la Soprintendenza ai Beni Culturali del capoluogo toscano - sono il prodotto di integrazioni, rese necessarie da ripetute asportazioni e atti vandalici, l'ultimo nell'ottobre scorso proprio allo stesso dito». Il fatto è accaduto alle 23,30 di giovedì. Ad accorgersi dell'accaduto una vigilante. La donna ha immediatamente allertato la polizia municipale. Quando gli agenti sono arrivati, l'autrice del gesto si stava allontanando, come se nulla fosse. «Cosa avrei fatto?», le sue parole alle prime accuse. A inchiodarla, oltre alla testimonianza della guardia giurata, le riprese del circuito di video sorveglianza. La parte dell'opera divelta, fortunatamente, non è andata in frantumi ed è stata già reintegrata ieri mattina. «La direzione degli Uffizi - spiega in una nota la soprintendenza - ha disposto che il frammento venisse reintegrato da Alberto Casciani, il restauratore già intervenuto cinque mesi fa sullo stesso elemento. L'operazione si è svolta in tempi rapidi anche perché, per prevenzione, lo scorso ottobre era stato inserito un piccolo perno ligneo tra il dito e la mano. Accorgimento che si è rivelato utile per evitare danni ulteriori al marmo». Ma ora a Firenze è polemica.

Il direttore degli Uffizi Antonio Natali è drastico: «Transenniamo la Loggia e limitiamo l'accesso».
Non è un fatto inedito: nel 2001 a Roma fu danneggiata la Fontana del Moro a piazza Navona. Poche ore dopo un uomo lanciò un sanpietrino contro la Fontana di Trevi.

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