Il dietrofront del Colle sul tifo per il Professore

RomaÈ bastato dare una scorsa ai quotidiani di ieri, alle reazioni furibonde del centrodestra e dell'estrema sinistra e ai silenzi o alle difese d'ufficio del Pd, e dal Quirinale è partita una dura smentita. «È palesemente infondato e del tutto gratuito parlare, a proposito della visita del Presidente della Repubblica a Washington, di ingerenza nella campagna elettorale», manda a dire Giorgio Napolitano.
Dopo il tête-à-tête con il presidente Usa, si spiega, Obama «ha ribadito il suo ben noto apprezzamento per i progressi compiuti dall'Italia», e a Napolitano «è sembrato giusto sottolineare che essi erano stati possibili grazie al sostegno parlamentare di diverse e opposte forze politiche». Poi, durante la conferenza stampa a Washington con i giornalisti italiani, il capo dello Stato si è limitato a sottolineare come «da qualche parte si sia passati dal sostegno ai provvedimenti del governo Monti a giudizi liquidatori». Per il resto, si tiene a far notare, il comportamento di entrambi gli illustri interlocutori rispetto alla campagna elettorale italiana è stato «impeccabile», e dunque le accuse di intromissione e di indebito sostegno a Monti lanciate contro Napolitano sono appunto «infondate».
In casa montiana le parole presidenziali vengono assai apprezzate: «Sono sempre motivo di riflessione», nota Mario Monti, mentre il più loquace ministro Riccardi spiega che «non è questione di ingerenza ma di fiducia», e che il Professore «rappresenta la fiducia internazionale verso l'Italia». Napolitano «è una persona seria», dice Casini, mentre «non è serio chi ora denigra Monti».
Al Pdl però la nota di «autoassoluzione» (copyright Gasparri) di Napolitano non piace per nulla. «Più il presidente parla, più aggrava il proprio interventismo», denuncia Daniele Capezzone, mentre il deputato Pdl Bianconi chiede nientemeno che «l'impeachment» per l'inquilino del Colle.
E il Pd? Il partito di Bersani non può prendersela con Napolitano, ma bastava vedere ieri come l'Unità occultasse le esternazioni Usa del presidente, mettendo in risalto solo un'affermazione potenzialmente pro-Pd di Obama («Ho fiducia nel futuro dell'Italia»), per capire che la benedizione a Monti non era andata giù, al Nazareno.

Ieri però, dopo la nota del Colle, è toccato allo stesso Bersani farne una (tiepida) difesa: «Il presidente ha chiarito che non si è trattato di una interferenza elettorale, il punto da condividere tutti è che dobbiamo preservare quel tanto di credibilità internazionale che è stata riacquisita dopo Berlusconi». Con una chiosa che chiarisce però che ora il Prof deve passare la mano: «Ora ci sono cose che il governo tecnico non è stato in condizioni di fare, e che tocca a noi fare».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica