"Fassina chi?". La battuta dell'allora neo segretario Matteo Renzi aveva scatenato un putiferio nel partito e nel governo Letta. Il botta e risposta aveva portato alle dimissioni di Stefano Fassina, che aveva così contestato il nuovo corso del Partito democratico. Ma dopo la vittoria alle Europee l'ex viceministro all'Economia si è dovuto ricredere.
"È l’uomo giusto al posto giusto", ammette ora in un'intervista a La Repubblica, "L’avevo sottovalutato, ha dimostrato grandi qualità.Matteo ha capito più e meglio di noi la fine di una stagione, intuendo che stava avvenendo un passaggio d’epoca: è un grande merito. Glielo riconosco". Vuol forse salire all'ultimo sul carro del vincitore? "No, non voglio poltrone", assicura, "E ragiono con la mia testa. Continuo, ad esempio, a pensare che puntare a consolidare il 40% con la Terza via di Blair vorrebbe dire andare a sbattere. Il Pd potrà rimanere così forte se rimane un partito plurale e non schiacciato su un’unica posizione e io continuerò a battermi per le idee nelle quali credo, ma onore a Matteo: ha
reso credibile una proposta di vero cambiamento". Quanto al fatto che Renzi abbia preso voti anche a destra, Stefano Fassina sostiene che "è stato percepito come estraneo al circuito consolidato che aveva dato vita al Pd".
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