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Difende la sorella dall'ex Uccisa sulla porta di casa

Difende la sorella dall'ex Uccisa sulla porta di casa

PalermoÈ morta per difendere la sorella da quell'ex fidanzato che non si rassegnava all'idea di essere stato respinto, che pretendeva il perdono della sua amata. Col suo corpo si è messa in mezzo, ma una coltellata le ha trafitto il cuore. È morta così Carmela Petrucci: aveva appena 17 anni e la colpa di avere voluto mettere pace nell'inferno di Lucia, 18 anni, anche lei accoltellata e ricoverata all'ospedale «Cervello» con un taglio profondo alla testa. È lei che, prima di essere portata via in ambulanza dice agli investigatori: «È stato il mio ex». E dà nome e cognome. Così, a metà di un pomeriggio di follia la polizia ha bloccato l'omicida: ha 23 anni è palermitano, si chiama Samuele Caruso e, due ore dopo essere uscito di testa, stava per prendere un treno verso non si sa quale destinazione. In serata la confessione, dopo tre ore di interrogatorio: in Questura al pubblico ministero ha detto che è stato un raptus, di avere perso la testa.
La tragedia nel primissimo pomeriggio di ieri, dinanzi al civico 14 di via Uditore, strada che taglia in due lo storico quartiere di Palermo, proprio sotto casa delle sorelle Petrucci, figlie di un dipendente della Corte dei Conti e di un'impiegata della Regione siciliana. Nell'androne Samuele Caruso mette in piedi l'ennesima scenata nei confronti della ex fidanzata Lucia. Non si capacità del perché lei non voglia più vederlo, perché lo abbia cancellato da facebook, per quale motivo non risponda ai suoi continui sms. «Lui la ama», dice continuamente ai suoi amici, ma «lei è senza cuore» ripete. E così la affronta: lui che grida, lei che si allontana, che tenta di sottrarsi a un continuo e insistente interrogatorio. Ad un certo punto, in strada, arriva Carmela: ha un anno in meno, ma è più determinata di sua sorella Lucia. È lei che affronta il giovane che urla, si frappone ai due che continuano a litigare. Ad un certo punto, quello che non ti aspetti: Samuele tira fuori un grosso coltello e pieno di rabbia e con gli occhi gonfi di lacrime inizia a colpire le due ragazze. Il primo fendente è micidiale per Carmela perché le squarcia il petto, la punta del coltello le trafigge il cuore, la ragazza stramazza per terra in un lago di sangue e muore sul colpo. Il secondo colpo raggiunge Daniela al capo, ma fortunatamente non è mortale, in serata i medici fanno sapere che le sue condizioni sono gravi ma non disperate. Samuele Caruso di fronte alla tragedia che ha provocato, scappa via, malgrado sia ferito ad una mano.
La notizia del gravissimo fatto di sangue fa il giro di Palermo in pochissimo tempo. Sotto casa delle sorelle Petrucci, tutte e due studentesse al liceo classico Umberto, una delle scuole «bene» della città, arrivano i compagni della terza L. Piangono si disperano. «Erano tornate martedì dal viaggio di studio di tre settimane a Brighton - racconta Giorgia - avevano superato i test ed erano state selezionate entrambe. Erano partite a fine settembre. Eravamo amiche, a scuola avevamo un buon rapporto». Poi puntualizza: «Lucia qualche preoccupazione l'ha avuta, ma è un fatto che risale a mesi fa, prima dell'estate perché aveva ricevuto messaggi anonimi sul cellulare. Tutte e due erano comunque molto riservate, uscivano insieme qualche volta». Le compagne raccontano anche che Carmela era una ragazza serena, brava a scuola: aveva voti altissimi e sognava di fare il medico.
Sono loro le amiche e i compagni di scuola a fare il nome di Samuele Caruso, uno di loro che sa delle continue e insistenti avances di Samuele Caruso, si lascia scappare: «Quel porco deve pagare per quello che ha fatto...». Gli investigatori della Mobile arrivano al numero di cellulare e grazie al traffico telefonico e ai ponti utilizzati dal suo Gsm lo localizzano a Bagheria, alla stazione centrale. In pochissimo il giovane viene fermato. La polizia scoprirà più tardi che si fa chiamare «tigrotto» nel suo profilo Facebook. Sotto la sua foto Caruso ha postato una scritta: «Se potessi esprimere un desiderio ed avessi la certezza che venisse realizzato, non chiederei nè soldi nè ricchezze, non chiederei un amore perché un amore si conquista, non chiederei di essere felice per sempre, perché non riconosci la felicità se non provi i dispiaceri, chiederei soltanto la salute per le persone che amo. Perché l'unica cosa che non puoi cambiare è la perdita di qualcuno che ami». Parole che stridono con il suo folle delitto.

Prima di fuggire verso quel treno sul quale non è mai riuscito a salire.

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