"Difendiamo il Cav o finirà come i lanci di monetine a Craxi"

Il governatore campano Caldoro: "Non facciamo l'errore del Psi nel '93. Senza il leader saremo spazzati"

"Difendiamo il Cav o finirà come i lanci di monetine a Craxi"

È il presidente della Regione Campania, la più grande a guida Pdl, ma è anche un uomo che ha vissuto la stagione dell'eliminazione giudiziaria di Bettino Craxi. Nel '92 Stefano Caldoro era parlamentare Psi, tra i più giovani e tra i pochi non inquisiti. Il crepuscolo della Prima Repubblica è ben stampato nella sua memoria. E quell'esperienza lo spinge a inviare un messaggio al Pdl: «Nessuno si illuda. Se non difendiamo Berlusconi veniamo spazzati via con lui. Esattamente come avvenne con Craxi».

Presidente Caldoro, sono passati poco più di 20 anni dalle monetine del Raphael.
«Ero lì con lui fisicamente, io abitavo al Raphael. Stavo con lui nella Hall. Ricordo l'assembramento fuori, lui che nervosamente camminava avanti e indietro. A un certo punto gli dicono: “È meglio che esca dal retro”. E lui: “Io dal retro non esco”».

Chi erano le persone in Largo Febo?
«Principalmente militanti del Pds. C'era stato un comizio di Occhetto a Piazza Navona».

Quale fu l'atteggiamento del Psi rispetto all'attacco giudiziario contro Craxi?
«Il Psi fece il tragico errore di dividersi e non difendere la leadership. Le uniche cose che non devi fare in una situazione di quel genere».

Ci fu chi pensò di lucrare sulla caduta di Craxi?
«Sì, ma la sua caduta non distrusse un leader, distrusse un partito. Un passaggio di leadership può avvenire solo attraverso i processi democratici, non attraverso fattori esterni».

Quante analogie ci sono rispetto a oggi?
«Molte. Ma le situazioni non sono simmetriche. Craxi era molto più debole politicamente rispetto a Berlusconi, aveva iniziato a perdere consenso. L'avvento della Lega aveva provocato una forte erosione nei ceti produttivi del Nord fino ad allora rappresentati dal Psi».

E la dinamica interna al partito, con falchi e colombe?
«Sì, lì vedo analogie. Se quando sei sotto attacco ti dividi diventi vulnerabile. Nel Psi quelli che qualche mese prima erano fedelissimi non si sono trovati più, compresi i supercraxiani. Quindi o tutti, falchi e colombe, lottiamo per l'agibilità politica, oppure il Pdl non sopravviverà a Berlusconi».

Martelli in quella fase sembrava in pole position...
«Tra i tanti in cattiva fede, su Martelli scommetto per la buona fede. Era quello più in vista, ritenne di assumere una guida fuori dalle giuste condizioni. Ma diede l'impressione di non difendere Craxi e non difendere il leader vuol dire non difendere te stesso e la tua storia».

È giusto collegare l'agibilità politica di Berlusconi alla tenuta del governo?
«Qualcuno può davvero pensare che non garantire agibilità al leader dei moderati che ha appena pareggiato le elezioni non abbia ripercussioni sul governo? Su, siamo seri. Berlusconi rappresenta milioni di cittadini che lo hanno votato sei mesi fa.

E a lui, attraverso l'applicazione di una pena accessoria, il Pd pretende di togliere i diritti politici? Il nostro non è un diktat, è una banale conseguenza. Stiamo parlando dell'agibilità di un'intera area, non solo di Berlusconi».

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