Diktat Cinque stelle: la Camera a noi

Nel primo incontro il Movimento gela i democratici: guideremo Montecitorio, no alle alleanze. Poi il vertice Pdl-Pd

Nicola Morra (M5S) mentre lascia il Senato
Nicola Morra (M5S) mentre lascia il Senato

Roma - Un incontro breve. Meno di mezz'ora. Abbastanza per far palpitare il cuore dei corteggiatori piddini. E pazienza se i corteggiatissimi esponenti del Movimento 5 stelle sono usciti dal piccolo conclave di Palazzo Madama con volti ineffabili e senza novità: «Non facciamo alleanze», ha tagliato corto Roberta Lombardi, capogruppo grillino a Montecitorio. Ritornello ripetuto e twittato dallo stesso Beppe Grillo: «Se per caso non fosse chiaro: il M5S non fa alleanze con nessun partito».
Un incontro breve, dicevamo, quello di Palazzo Madama. E furtivo. Avvenuto nelle segrete stanze del gruppo parlamentare del Pd, forse per intimidire i parvenu del Palazzo. Gli esponenti a Cinque Stelle volevano un incontro aperto al pubblico e alla stampa, i democratici si sono irrigiditi e nelle ore che hanno preceduto il piccolo vertice il popolo movimentista della Rete si è scatenato: «Riprendete tutto!», «Non vi fidate!», «Occhio al portafogli!», hanno ammonito i delegati grillini. Che si sono presentati in truppa, una dozzina e anche qualcuno di più, al punto da suscitare l'ironia di Francesco Storace («non si fidano l'uno dell'altro»). Tre invece i «pontieri» democratici: Luigi Zanda, Rosa Calipari e Davide Zoggia. Tanto per capire l'aria, si narra che a un certo punto un commesso del Senato sia entrato nella sala dell'incontro per chiedere se qualcuno gradisse dell'acqua minerale, sentendosi rispondere dai grillini: «Noi solo acqua pubblica».
Alla fine tutti contenti, di quella contentezza che sa di poco. Gli esponenti del Pd sperano di aver fatto un passettino in avanti: «Un incontro che posso definire positivo. C'è stata una condivisione dell'obiettivo generale, quello di mettere in moto la macchina del Parlamento con le sue articolazioni. Un percorso lungo e nuovo», sussurra Zanda, che poi precisa: «Il nostro compito non prevede alcun tipo di trattativa ma una ricognizione. Sarà un'assemblea dei parlamentari M5S a decidere se e quali cariche condividere con il Pd». I Cinque stelle come al solito snobbano i giornalisti - che si arrabbiano non poco - e affidano la loro versione a un video on line, in cui a parlare è la solita Lombardi: «Abbiamo iniziato una fase d'ascolto», dice cauta. E poi: «Siamo qui per avviare i lavori della macchina parlamentare portando le iniziative del M5S dentro le istituzioni creando un metodo di trasparenza di lavoro per far funzionare il Parlamento». Tante parole inutili e poi due richieste sfacciate. Uno: «Siamo la prima forza politica alla Camera, quindi ci aspettiamo che il voto dei cittadini venga rispettato». Due: «Ci aspettiamo che le altre forze politiche propongano candidati all'altezza del ruolo, di specchiata moralità, che abbiano profili di trasparenza etica e che non abbiano contribuito a portare il Paese dove siamo arrivati». I nomi dei candidati grillini alle presidenze delle due Camere saranno resi noti entro stasera.
In serata il trio Dem Zanda-Calipari-Zoggia ha incontrato anche gli esponenti del Pdl Simone Baldelli e Lucio Malan. Sul tavolo la stessa posta: il tentativo di condivisione delle cariche istituzionali che dovranno essere elette prossimamente. «Si è parlato di quale approccio di metodo seguire nelle elezioni delle presidenze delle due Camere. Noi non abbiamo alcun mandato a dare un parere o a raggiungere un accordo.

Ci troveremo con i vertici del Pdl e svolgeremo una valutazione al riguardo», hanno detto al termine Malan e Baldelli. «Né l'Aventino né nessun altro colle di Roma è stato nominato», ha rilevato Zanda, che nei prossimi giorni con gli altri due sherpa vedrà anche gli esponenti di Scelta Civica e Lega.

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