Diktat del Quirinale al Pd: niente Renzi, tenetevi Letta

Napolitano interviene per salvare il premier. Scouting renziano fra i M5S per far fuori Alfano

Diktat del Quirinale al Pd: niente Renzi, tenetevi Letta

Il braccio di ferro tra Enrico Letta e Matteo Renzi continua, e i due si ritroveranno oggi faccia a faccia nella Direzione del Pd. Convocata per parlare di riforme istituzionali, in una partita in cui il futuro del governo resta il vero convitato di pietra.

Ieri, a rassicurare Letta davanti all'onda montante dei fan di un cambio della guardia accelerato a Palazzo Chigi che dia vita ad un governo Renzi, è sceso in campo il Quirinale.

Al telefono con il premier, Napolitano ha «ribadito il suo apprezzamento per la continuità e i nuovi sviluppi dell'azione di governo sul piano nazionale e internazionale», si legge in un comunicato mirato a frenare le fibrillazioni nella maggioranza e nello stesso Pd.

«Continuità», ossia la permanenza di Letta a Palazzo Chigi, e «nuovi sviluppi», ossia il sospirato «rilancio» del governo, con annesso rimpasto. Ieri, in casa Ncd, già si faceva l'elenco dei ministri destinati a saltare e ad essere sostituiti (nei loro auspici) da esponenti renziani: Zanonato, Bray, Carrozza, Quagliariello («A questo punto, le riforme se le intesta Renzi e il ministero non ha più ragion d'essere», la spiegazione). Quanto ad Alfano, assicuravano i suoi, a mollare il Viminale non ci pensa per nulla. Voci che in casa renziana vengono respinte al mittente: il segretario del Pd non deflette di un millimetro dalla sua linea: ad andare a Palazzo Chigi ora «non ci penso per niente», quanto al rimpasto «io non me ne occupo, decida il premier». E comunque non se ne parlerà prima dell'approvazione della legge elettorale, che la settimana prossima deve tornare nell'aula della Camera e superare le forche caudine di centinaia di emendamenti a voto segreto. Lo ha capito anche Letta, che ieri, ai capigruppo di maggioranza andati a chiedergli una «verifica», ha spiegato che «si farà dopo l'Italicum».

Quale scenario si possa aprire una volta varato l'Italicum è però tutto da vedere. E in casa Pd il Letta bis è giudicato il meno probabile. Il pressing pro-governo Renzi è forte anche nelle file del sindaco, dove c'è chi lavora anche alla costruzione di una possibile «nuova maggioranza», per non restare appesi ad Alfano. E «lo scouting tra i grillini è in uno stato avanzato», si assicura. L'alternativa sono le elezioni anticipate, magari a giugno: scenario avallato anche dalla Confindustria di Squinzi, che oggi a Firenze incontrerà proprio Renzi. Ma difficile da ottenere. Per questo, l'ipotesi Renzi a Palazzo Chigi resta in campo, sponsorizzata anche da chi (Alfano, Scelta civica, parte del Pd) vuole la certezza di arrivare al 2018 per non morire nelle urne. Ma il segretario Pd non vuole rifare l'errore che «rovinò la carriera di D'Alema», quando subentrò a Prodi senza passare per il voto. «Il prossimo presidente della Repubblica verrà eletto da questo Parlamento»: la frase di Renzi ai senatori Pd (riferita nell'informata rubrica firmata su Panorama dal misterioso Keyser Söze, nom de plume di un parlamentare) viene usata per dipingere uno scenario non solo fantapolitico: Napolitano ha già fatto capire di attendere il varo delle riforme per ritenere concluso il suo compito.

E Prodi (che anche ieri si è rifatto vivo per dare un colpo a Letta, dicendo che «non vedo la vigorosa ripresa di cui qualcuno parla») sarebbe il candidato quirinalizio ideale per cancellare ogni funesta ombra del passato dall'avvento di Renzi al governo.

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