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L'Ue accelera sulla direttiva green sulla casa. Ma è una patrimoniale camuffata

Il documento Ue sull'efficientamento energetico è un attacco al patrimonio immobiliare degli italiani

L'Ue accelera sulla direttiva green sulla casa. Ma è una patrimoniale camuffata

La direttiva Ue sull'efficientamento energetico delle case è a tutti gli effetti una patrimoniale mascherata. Il Giornale lo scrive da giorni parlando di una “eurostangata” e di una “ecotruffa” ma le criticità della nuova follia green dell'Unione europea sono sempre più evidenti al punto che il capogruppo di Fdi Tommaso Foti ha annunciato presenterà una risoluzione in Parlamento per chiedere al governo di scongiurare l'approvazione del documento a Bruxelles.

“La casa è sacra e non si tocca. Fratelli d'Italia mette in guardia dal tentativo dell'Unione europea di rifilare all'Italia, con la direttiva sull' efficientamento energetico, una patrimoniale camuffata che va a ledere i diritti dei proprietari. La proposta di subordinare la possibilità di vendita o fitto di un immobile appartenente ad una classe energetica alta è una ipotesi irrealistica avverso cui abbiamo presentato un'apposita risoluzione in Parlamento”, ha spiegato Foti.

Il documento europeo prevede che entro il 2030 le case dovranno avere almeno una classe energetica E per poi salire di classe e raggiungere l'obiettivo delle emissioni zero entro il 2050. Per raggiungere tale obiettivo i proprierati saranno costretti a ristrutturare le proprie abitazioni a proprie spese. È evidente di come si tratti di una misura che andrà a colpire in particolare il patrimonio immobiliare italiano costituito da numerose case vecchie. Addirittura, secondo i calcoli dell'Ance, l'associazione dei costruttori, c'è il rischio di dover ristrutturare 2/3 degli edifici italiani.

Secondo il presidente dell'Ance Federica Brancaccio c'è da considerare che “ben il 74% dei nostri immobili, infatti, è stato realizzato prima dell'entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica. In pratica, su 12,2 milioni di edifici, oltre 9 milioni sono particolarmente inquinanti. Per andare, dunque, nella direzione indicata dall’Europa occorre una politica industriale di ampio respiro, con un sistema strutturale di incentivi mirati a coinvolgere la più ampia platea possibile”.

La direttiva andrebbe a colpire in particolare i cittadini italiani e, nonostante i cambiamenti apportati nei mesi passati, i punti critici sono ancora numerosi. Rispetto alla proposta iniziale è stato eliminato il divieto di vendere o affittare gli immobili energivori ma rimangono 1500 proposte di emendamento da valutare prima del voto in commissione energia (previsto per il 9 febbraio).

Se la direttiva dovesse essere approvata così come è oggi, spiega Foti, “per migliorare le prestazioni energetiche di milioni di edifici, in un arco temporale così limitato, è necessario disporre di obiettivi realistici; la proposta di direttiva oltre a rappresentare un rischio per i proprietari e per il valore degli immobili, costituisce anche un serio pericolo per le banche e per le loro garanzie: una riduzione generalizzata del valore del patrimonio immobiliare italiano, farebbe conseguentemente emergere un problema creditizio”.

In sostanza si va in direzione di una eco-tassazione patrimoniale che presenterebbe inoltre problemi al sistema bancario e creditizio. Anche secondo Confedilizia siamo di fronte a una “patrimoniale camuffata che va a ledere i diritti dei proprietari” aggiungendo una ulteriore criticità: “senza considerare che in moltissimi casi gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati”.

Non resta che intervenire prima che sia troppo tardi e fermare la nuova eurostangata.

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