DOMANDE & RISPOSTE

Francesco De Lorenzo, presidente della Favo che si occupa dei malati oncologici, quanto è difficile, curare in casa un malato?
«Dipende. Ma ci sono situazioni in cui la famiglia è distrutta. Penso agli incontinenti, a chi sta in carrozzella oppure agli schizofrenici. In questi casi l’assistenza domiciliare può trasformarsi in un’odissea».
Dunque un dramma personale diventa familiare.
«Certamente, non a caso alcune di queste situazioni finiscono in tragedia. Un malato va curato a casa quando è possibile e solo per alcune patologie. Altrimenti c'è solo l'ospedale».
Però dei giudici hanno dato ragione ad una signora che in caso di necessità sanitaria futura vuole farsi assistere solo a casa.
«Trovo questa decisione inapplicabile. Forse i giudici non conoscono i limiti e le regole dell’assistenza domiciliare».
E quando è possibile ottenere l’assistenza domiciliare?
«Innanzitutto interviene nella fase avanzata delle malattie e serve a evitare che il fine- vita avvenga in ospedale. Insomma, garantisce al malato un’atmosfera familiare rispetto all’aridità delle pareti bianche di un ospedale».
Ma se si è solo gravemente malati si può restare a casa propria?
«L’assistenza si ammette anche in caso di malattie guaribili, ma solo in casi eccezionali e per un periodo limitato di tempo. Si accetta, per esempio, quando si tratta di una persona sola o che richiede la presenza dell’infermiera e dell’assistenza sociale. Ma una quantità enorme di malattie vanno seguite solo in una corsia».
Per esempio?
«Se arriva un ictus e una successiva paralisi che richiede un lungo periodo di degenza o di riabilitazione, non si può pensare di restarsene a casa e di ottenere cure a domicilio».


Ma quanto costerebbe farsi curare a casa?
«Non è possibile quantificare perché lo Stato non garantisce questa scelta».
Insomma, per tornare alla signora, se si ammala deve per forza andare in ospedale?
«O muore nel suo letto senza dire nulla a nessuno oppure nessun medico accetterebbe di abbandonarla senza cure».

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