Conosce bene lItalia (si divide tra Amsterdam e le coste della Calabria) ed è uno dei più noti anchorman dOlanda. Martin Simek, che ne pensa di «Annozero»?
«Non mi piace. Questione di braccio».
Che braccio?
«Quello di Santoro, no? Per tutta la puntata non lo abbassa mai».
Scusi ma che centra?
«È latteggiamento di un attore, non di un giornalista. Santoro recita, e male, la parte del conduttore. Ma lui non conduce un dibattito, difende una tesi; che è sempre contro il vostro presidente del Consiglio».
Lei ha appena scritto un libro sul premier, «Berlusconi, una leadership moderna»
«Ma non sono un fan di Berlusconi».
Non lo metto in dubbio
«Forse lei. Ma qui in Olanda io ho questa etichetta. Colpa di Repubblica».
Scusi?
«In genere qui i giornalisti, quando devono parlare dellItalia, leggono Repubblica. E basta. Quindi chiunque tenti, come ho fatto io, di trattare il caso Berlusconi senza parlare di regimi, viene indicato come fan di Silvio».
Beh, il «regime italiano» e l«allarme democratico» sono due cavalli di battaglia nei programmi di Santoro.
«Non scherziamo. Io sono fuggito da Praga, a ventanni, quando arrivarono i carrarmati sovietici. Quello era un regime.
E la libertà despressione, secondo lei, in Italia è garantita a tutti?
«Il fatto stesso che Santoro faccia un programma del genere lo conferma. In Olanda non glielo permetterebbero. Lo fermerebbero prima».
Nei libertarissimi Paesi Bassi?
«Certo. Ma questo vale per quasi tutti i vostri talk-show».
Perché?
«Tutti che urlano, non si capisce niente».
Non si salva nulla?
«Lultima volta che la vostra tv mi ha interessato è stato il 14 dicembre scorso».
Che programma era?
«La diretta del voto di fiducia al governo. Non molto emozionante, ma almeno lì i politici potevano fare un discorso senza essere interrotti».
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