DOMANDE & RISPOSTE

Camila Raznovich, conduttrice tv e mamma, lei che ha lavorato con il pancione, porterebbe la sua bimba al cinema?
«Subito. Ma nei cinema “normali” i bebè non li fanno entrare. Negli anni ’70 a mia madre, che voleva portare con sé mio fratello di 3 mesi, dissero: “Il cinema è vietato ai minori!”. Oggi è lo stesso, perché il bebè può disturbare piangendo. Niente di più sbagliato: una mamma civile lo porterebbe fuori appena piange, e poi non dà più fastidio il rumore dei pop corn? Io vieterei quelli…».
Invece ad essere discriminate sono sempre le mamme…
«Una mamma dovrebbe avere la libertà di scelta, non essere obbligata alle rinunce. E poi basta con i dibattiti su maternità e lavoro: la carriera ne risente sempre, e non c’è rimedio perché almeno fino ai 6 mesi il bambino ha bisogno di vivere in simbiosi con la mamma».
Lei ha mai portato sua figlia al lavoro?
«Non ho mai potuto: in Rai i minori non possono entrare, nemmeno accompagnati. Per me era un problema perché la allattavo. Per fortuna avevo una signora che me la teneva: me la portava lei sotto gli studi ogni due ore e io scendevo ad allattarla. Essendo freelance riesco a gestirmi bene, ma se avessi avuto orari d’ufficio non avrei mai potuto lasciare mia figlia, che ora ha 20 mesi, e che porterei sempre con me…».
Dove la portava quando era un bebè?
«Ovunque, e la allattavo ovunque: sull’aereo, sul Frecciarossa, nei negozi, al ristorante. Tutti luoghi rimasti al Medioevo: sul Frecciarossa ci sono le carrozze per i manager, e non c’è un angolo per le mamme. Persino in India hanno vagoni a misura di bebè, da noi invece non c’è neanche un fasciatoio. Nei ristoranti e nei negozi è ancora peggio…».
Ci spieghi.

«I ristoranti “fighetti” di Roma e Milano, nove su 10, non hanno un seggiolone. E i grandi magazzini non hanno i fasciatoi. Se li mettessero, invece di scappare per cambiare il bambino, le mamme si fermerebbero più tempo, e comprerebbero. Discriminante? Sì, anche molto stupido…».