Politica

Il doppio volto di De Magistris: intesa con il suo ex imputato

Da sindaco di Napoli ha chiuso un accordo con Romeo, condannato per corruzione. Ma nel 2009 da giudice scriveva di lui: "Turba le gare e corrompe i pubblici ufficiali"

Why not? D'altronde, lui è il capo. E può tutto. È un comprensivo giudice di se stesso Luigi De Magistris, l'ex pm d'assalto diventato sindaco di Napoli grazie a una campagna elettorale tutta giocata sulla assai presunta lotta ai poteri forti e alla masso-mafia (il suo ronzino di battaglia anche ai tempi della magistratura). Ma oggi che siede sulla poltrona più alta di Palazzo San Giacomo approfittandone per lanciare l'opa sull'Idv e rottamare così l'ex amico Di Pietro, ormai caduto in disgrazia, Giggetto si è scoperto più democristiano dei democristiani. Se un suo avversario politico avesse fatto (o pensato) la metà di ciò che De Magistris ha combinato in questi mesi, sarebbe stato crocifisso e messo all'indice dall'ex pm. Invece, Giggetto ha l'immunità. Ma solo per sé. Why not? Lui è il capo. Nessun imbarazzo, dunque, se l'ex pm chiude una transazione da 50 milioni di euro con l'immobiliarista Alfredo Romeo, condannato per corruzione a due anni, a cui il Comune di Napoli ha affidato pure la vendita di circa 3mila alloggi popolari.
«È un'operazione straordinaria», si è incensato De Magistris. Dimenticando, però, di aggiungere che la Procura della Corte dei Conti campana ha accertato un danno all'erario pari a 87 milioni di euro per una gestione inefficiente del patrimonio immobiliare dal 1998 al 2007 proprio da parte del colosso immobiliare. Un'altra cosa che Giggetto ha omesso di ricordare è che l'accordo è stato raggiunto con un imprenditore che, i giudici del Riesame, nel 2009, descrissero come «dominus» e «governatore di fatto» di un pezzo dell'amministrazione comunale. Romeo è stato coinvolto nella maxi-inchiesta Global Service (4 assessori dell'ex giunta Iervolino arrestati e un quinto, Giorgio Nugnes, suicida alle prime indiscrezioni sull'indagine) su un presunto comitato d'affari in grado di influenzare le scelte del Comune di Napoli. Le accuse per appalti pilotati, mazzette e bandi cuciti su misura non hanno retto, però, davanti ai giudici e Romeo è stato assolto da 11 capi di imputazione e condannato a due anni per un solo episodio di corruzione. Il processo è approdato in appello e il pg ha chiesto per lui una condanna a 4 anni e 4 mesi. A quel tempo, però, le carte raccontavano un'altra versione, che un giudice del Riesame aveva sintetizzato così: «Romeo, nell'ambito del sodalizio da lui costituito, svolge la sua attività, dà direttive agli altri sodali, collude con pubblici amministratori, al fine di turbare le gare e corrompere pubblici ufficiali». Ecco, queste parole sapete chi le aveva scritte? Un giudice che si chiama Luigi De Magistris. Sì, proprio l'attuale sindaco, allora nelle vesti di magistrato in forza al Tribunale partenopeo dopo il siluramento da Catanzaro. Che cosa avrebbe detto De Magistris se a chiudere la transazione fosse stato un suo rivale? E che cosa gli avrebbe urlato se, proprio a causa del discusso rapporto con la Romeo, questo suo ipotetico rivale avesse perso l'assessore alla Legalità, l'ex pm di Calciopoli Pino Narducci? Scaricato dal sindaco a mezzo stampa (con tanto di accuse di incapacità) dopo le critiche sollevate al progetto Insula, una maxi-operazione di riqualificazione edilizia da 7 milioni di euro (interamente sponsorizzata da Romeo) nell'area in cui sorge il suo hotel extralusso, con tanto di mega-parcheggio interrato. E dopo aver tentato inutilmente di far cambiare rotta all'amministrazione sull'infornata di assunzioni a tempo indeterminato nella disastrata ditta di igiene urbana e sull'orlo di un crac finanziario, che puntualmente si è verificato. Giggetto non ha gradito e lo ha chiamato traditore. Contattato dal Giornale, Romeo ha spiegato: «Sulla vicenda della Corte dei Conti abbiamo fatto chiarezza: anzitutto, si tratta di 87 milioni su un volume di entrate di circa 400 milioni. Grazie al nostro lavoro, il Comune di Napoli ha la morosità più bassa d'Italia; ma i problemi maggiori di riscossione sono legati agli abusivi, che sono di competenza dell'amministrazione comunale, e alla morosità del Viminale che occupa otto caserme di proprietà comunale senza pagare il fitto. Le parole di De Magistris nei miei confronti quand'era giudice del Riesame? Sono molto sereno, oggi fa il sindaco di Napoli e lo valuto come tale e non come magistrato. Allora, aveva, immagino, le sue motivazioni, motivazioni che non condivido e che non ha condiviso nemmeno il giudice, ma è una storia di tanto tempo fa. Piuttosto, al sindaco abbiamo proposto un piano di dismissione e valorizzazione del patrimonio immobiliare da 800 milioni di euro, perché non lo prende in considerazione?».

Perché annuncia una cosa e poi fa l'esatto contrario, lui che conciona di democrazia partecipata e potere al popolo? Non è che è pure lui rimasto vittima della sindrome del «Marchese del Grillo»? «Perché io so' io e voi non siete un cazzo».

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