Droni

Droni in volo sulle spiagge per scovare i vu' cumprà

Dall'estate partirà un servizio di monitoraggio dell'arenile contro i venditori abusivi. Che costa 10mila euro a settimana

Droni in volo sulle spiagge per scovare i vu' cumprà

Panchine geneticamente modificate, taglio dell'acqua, respingimenti in stazione ed ora anche droni dal cielo: i sindaci d'Italia dichiarano guerra a rom, accattoni e venditori ambulanti.

Le armi convenzionali, quelle suggerite dal buon senso, si sono rivelate fallimentari. Così i comuni italiani hanno scelto di affidarsi all'inventiva. Nel mirino dei primi cittadini, il popolo degli ultimi (in più d'un caso, dei furbi): clandestini, mendicanti, senzatetto. Da tenere lontani dalle città per tutelare sicurezza e decoro urbano, senza però risolvere alla radice il problema. Semplicemente spostato, magari di peso, solo di qualche chilometro.

Adesso c'è chi spera in risultati migliori grazie alle forze aeree. La prossima estate, a Jesolo, sarà lotta senza quartiere ai vu cumprà: a dar loro la caccia sarà l'aviazione leggera, una squadriglia di droni che nelle intenzioni del sindaco, Valerio Zoggia, capo di un'amministrazione politicamente multirazziale in cui siedono Pd, Udc e Pdl, servirà a scovare accampamenti e depositi di merce, anche contraffatta, venduta senza autorizzazione lungo l'arenile. Costo dell'operazione: 10.000 euro a settimana. E c'è già chi si chiede provocatoriamente se non sarebbe stato meglio, con quei soldi, pagare le ferie estive agli irregolari del commercio, per averli in spiaggia come bagnanti sostenendo almeno l'economia locale.

Per andare sul sicuro, a Gorizia e Bergamo hanno imboccato un'altra strada. Quella della scomodità. E su viali e piazze sono spuntate le panche antibarbone, contraddistinte da un bracciolo centrale che impedisce di sdraiarsi. Inevitabili le accuse di razzismo, indirizzate agli amministratori artefici della trovata, tutti di destra. Ma anche sull'altra sponda del fiume della politica la creatività non fa difetto. Nella civilissima Treviso, ad esempio, è stato brevettato il respingimento su rotaia. L'idea è figlia dell'estro della giunta guidata da Giovanni Manildo del Pd , che per fantasia rischia di far passare alla storia come un dilettante il suo predecessore, il sindaco-sceriffo leghista Giancarlo Gentilini, inventore del divieto di seduta sulle panchine. Alla Lega che insisteva per i fogli di via, il vice di Manildo, Roberto Grigoletto sul Gazzettino ha replicato secco: «Un'idea che fa sorridere. Sarebbe più efficace, in accordo con Padova e Venezia, bloccare gli accattoni mentre scendono dal treno in stazione, farli risalire e ritornare a Marghera o Mestre, nei posti da dove partono e dove sono sfruttati dalla malavita». Ricetta diversa quella applicata a Padova, dove già Flavio Zanonato, egli pure democratico nonché ministro all'industria nel Governo Letta, nel 2006 da sindaco non aveva esitato a tirar su un muro per isolare un intero quartiere dagli spacciatori. A ottobre il suo successore, Ivo Rossi, per impedire la sosta prolungata di famiglie rom sui viali del cimitero di Granze di Camin ha giocato d'astuzia. Lasciando a secco i fontanini pubblici della zona. «Chi frequenta il cimitero ha paura», spiegava in quei giorni l'assessore padovano ai servizi sociali, Silvia Clai, rassicurando: «È una misura provvisoria, presa dopo aver sentito anche il parroco». Quasi ad evitare che la Chiesa che in mare aperto s'apre ai migranti avesse magari da ridire sull'assetamento dei nomadi accampati sotto casa. A Lucca, intanto, un altro sindaco Pd, Alessandro Tambellini, ai rom voleva dare una dimora, paragonando ai nazisti quanti storcevano il naso chiedendo di dare precedenza agli italiani.

Poi, di fronte alle proteste ha cambiato idea.

Commenti