E adesso portiamo alla Cancellieri la faccia assurda della giustizia italiana

É una realtà assai diversa da quella descritta nei giorni scorsi nelle cerimonie inaugurali degli anni giudiziari. E al ministro faremo alcune domande importanti

E adesso portiamo alla Cancellieri la faccia assurda della giustizia italiana

Da una parte c'è il ritratto di una giustizia al passo con i tempi, tecnologicamente evoluta, attuata da magistrati alacri e scrupolosi: è la descrizione che, chi più chi meno, i presidenti delle Corti d'appello di tutta Italia hanno tracciato nei giorni scorsi inaugurando, distretto per distretto, gli anni giudiziari. Se qualcosa non va, hanno spiegato gli alti magistrati nel corso delle cerimonie, è colpa del governo che taglia i fondi, dei cancellieri che non vengono assunti, della politica che a volte delegittima.

Dall'altra parte, ci sono le storie vere, quotidiane, vissute sulla pelle della gente. Sono le storie che in queste settimane sono piovute, e continuano a piovere, sull'indirizzo malagiustizia@ilgiornale-web.it. Lunedì prossimo, 3 febbraio, verranno materialmente consegnate al ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. In molte di quelle storie, i lettori raccontano di avere subìto sentenze assurde, di essere stati condannati ingiustamente da giudici civili e penali: e questo può fare parte in qualche modo della normalità del sistema, perché è difficile che chi si vede condannare o dare torto si ritenga soddisfatto dalla sentenza.

Quello che non può fare parte della normalità, e che sottoporremmo alla attenzione del ministro, sono i tempi intollerabili, soprattutto - ma non solo - della giustizia civile. Secondo i giudici, le cause vengono decise sempre più rapidamente. Secondo gli avvocati è vero il contrario, e la durata media si sta allungando. Secondo i cittadini, una cosa è certa: spesso le sentenze arrivano dopo anni e a volte dopo decenni, quando i protagonisti sono invecchiati o addirittura morti, e la decisione dei giudici rischia di non avere più senso. É per questa intollerabile lentezza che l'Italia è da anni nel mirino della Corte europea dei diritti dell'uomo, ed è arrivata ad accumulare un debito di 340 milioni di euro verso i cittadini che hanno ottenuto il risarcimento per la eccessiva durata dei processi. Paradossalmente, anche per ottenere il pagamento del risarcimento bisogna attendere altri anni.

É questo sistema, figlio di norme sbagliate ma anche di inefficienze

ataviche e intoccabili, che il Giornale sottoporrà, con le lettere dei suoi lettori, al ministro Cancellieri, chiedendole quali misure concrete intende attuare per rispondere a questa domanda di giustizia che viene dal paese.

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