Pdl, responsabilità è dire no a Bersani

Bersani se ne faccia una ragione, non sarà lui l'uomo della svolta, della ripresa, anche se dovesse riuscire a superare lo scoglio della fiducia con qualche sotterfugio

Ieri la delegazione del Pdl, guidata da Angelino Alfano, ha incontrato il premier incaricato Bersani. Le posizioni, si apprende, restano lontane anche se da una parte e dall'altra c'è chi continua a sperare. Secondo noi è meglio dire basta a questo balletto senza senso. Avere a cuore il bene del Paese oggi significa, a nostro avviso, dire no a Bersani senza ulteriori esitazioni. Punto e basta. Qualsiasi altra soluzione non potrà che essere migliorativa rispetto a quella immaginata dal segretario del Pd, alle prese ormai con un problema personale più che politico. La resistenza di Bersani sta diventando triste e patetica. Se ne faccia una ragione, non sarà lui l'uomo della svolta, della ripresa, anche se dovesse riuscire a superare lo scoglio della fiducia con qualche sotterfugio. Ha sbagliato tutto e continua a farlo, non riconoscendo come validi e utili gli otto milioni di voti del centrodestra e non volendo riconoscere il diritto a candidare un moderato al Colle per il dopo Napolitano.

Il destino di Bersani, per la verità, poco ci interessa. Abbiamo più a cuore il nostro, che volentieri affidiamo al Pdl a patto che non lo svenda accettando improponibili pasticci. Parlano i dati. Berlusconi, e con lui il partito, ha ricominciato a crescere dal giorno in cui ha dato il benservito all'improponibile governo Monti, da quando ha marcato le sue differenze sulle ricette economiche e sociali. Semplicità, chiarezza e fatti concreti: questo si aspetta la gente, tanto che i sondaggi certificano ancora oggi la crescita del centrodestra (tornato prima coalizione) e il calo del centrosinistra. È un patrimonio prezioso, da non dissipare in avventure contro natura. Già una buona parte dell'elettorato liberale ha perdonato l'appoggio a Monti e l'inciucio con il Pd. Non credo che sarebbe disposta a concedere il bis.

Bersani è il nemico, ci odia e nonostante la batosta farà di tutto per vendicarsi dell'umiliazione. Cambiamo strada, con un colpo di fantasia o portando subito il Paese alle urne. O finiremo, figuraccia dopo figuraccia, a torte in faccia come sta succedendo nel fu governo Monti.

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