E la Cancellieri torna nel mirino dei Pm

Sul Guardasigilli incombe pure il rischio-rimpasto. Il ministro starebbe per essere indagato a Torino per false informazioni

Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riferisce in Aula
Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riferisce in Aula

Roma - Nulla di penalmente rilevante, nelle intercettazioni di Annamaria Cancellieri sul caso di Giulia Ligresti, nulla di particolarmente grave, né di nuovo dopo le ultime rivelazioni di Repubblica. C'è però «l'opportunità» politica del comportamento della Guardasigilli, tutta da valutare. È con questo interrogativo che i partiti della maggioranza si avvicinano alla data clou di mercoledì 20 novembre, quando alla Camera di voterà la mozione di sfiducia presentata dal M5S contro il ministro della Giustizia.
Il governo e il Quirinale hanno fatto sapere più volte che la Cancellieri non si tocca. Ma l'ipotesi che offra le sue dimissioni e si arrivi ad un rimpasto non sembra accantonata del tutto. Anche perché girano voci che la procura di Torino potrebbe indagarla per «false informazioni» date nell'interrogatorio di agosto ai pm, sui suoi contatti con i Ligresti. Molto dipende dalle fibrillazioni dentro al Pd, dove la linea del segretario Guglielmo Epifani viene contestata dai 4 contendenti delle primarie, Matteo Renzi in testa. A quest'ultimo si appella il grillino Alessandro Di Battista: «Renzi in tv ha detto che Cancellieri si sarebbe dovuta dimettere: se ha 150, 200 parlamentari come dice, consigli vivamente loro di votare mercoledì la mozione di sfiducia presentata dal M5S». Ma un altro candidato, Gianni Cuperlo, ribadisce che «in vicende così delicate non si procede in ordine sparso»: deciderà il partito e tutti si allineeranno. «Non è in discussione la correttezza del ministro - dice Cuperlo - io ho posto un problema di opportunità politica, se esistono tutte le ragioni di serenità per adempiere appieno a una funzione particolarmente delicata come quella del Guardasigilli». Ha molti dubbi, lo sfidante dalemiano. Ma aspetta la riunione dei gruppi parlamentari. Martedì dovrebbe riunirsi quello di Montecitorio e l'altro candidato Pippo Civati preme per un voto sulla mozione. Prima ancora, in casa democratica sembra ci sia attesa per una possibile mossa di Palazzo Chigi e di Via Arenula. Il che lascia pensare che la blindatura della Cancellieri non sia così solida. «Saranno il presidente del Consiglio e il ministro della Giustizia - spiega Cuperlo - a fare le valutazioni necessarie. Ascolteremo ciò che riferiranno nelle prossime ore».

Il ministro della Difesa Mario Mauro assicura per ora che la linea dell'esecutivo non è cambiata. «Io sto a quello che dice il ministro Cancellieri. Non c'è nulla nella vita del governo che mi faccia pensare che sia cambiata la valutazione, rispetto a quando ci siamo espressi in parlamento». Anche Sc conferma il sostegno alla Guardasigilli. «Per cambiare opinione sul ministro - dice il neo segretario Stefania Giannini - dovranno emergere elementi certi». Chi continua a sparare sulla Guardasigilli è Beppe Grillo, che l'accomuna a Nichi Vendola, anche lui al centro di intercettazioni che generano polemiche e richieste di dimissioni. Definisce ambedue «meretrici del potere a tassametro», pronte a mettersi «a disposizione» per il potente di turno. E aggiunge: «Sanno dire solo Gradisca, come Ninola al Principe Umberto prima dell'amplesso a pagamento in Amarcord di Fellini». Un sassolino dalla scarpa se lo leva Vittorio Sgarbi, che con la Cancellieri ha un conto aperto. «Caro Ministro di Giulia e Giustizia come Lei consigliò a me, le suggerisco di dimettersi», scrive in una lettera alla Guardasigilli.

Ricorda quando era primo cittadino di Salemi, «il cui Consiglio comunale è stato sciolto per presunte e mai dimostrate “infiltrazioni della criminalità esterna”, su input del ministro che pochi giorni prima aveva annunciato all'ex sindaco, alla presenza di un magistrato, che non vi erano i presupposti per un così drastico provvedimento».

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