La Buvette

E la chiamano Europa?

Così i “Paesi membri” ci hanno voltato le spalle

E la chiamano Europa?

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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Amici de La Buvette, questa settimana permettetemi uno sfogo. Dispiace per voi ma in questa puntata sentirete solo una voce. La mia. Sì, perché questa Europa non è Europa. Parlano di Unione, ma io vedo solo divisione. L’Italia è stata boicottata dai così detti “Paesi membri.” I Paesi “amici. Ebbene sì! E non mi riferisco alla spinosa questione dei migranti, né alle folli imposizioni in nome del green, come la dismissione delle nostre auto catalitiche. Il problema è Expo 2030.

Nonostante il nostro impegno, la nostra candidatura e la voglia di partecipare i Paesi amici, i membri dell’Unione Europa ci hanno voltato le spalle. Sì! Hanno preferito Riad a noi, all’Italia. Hanno preferito il mondo arabo all’Europa. Hanno preferito il Regno Saudita alla Repubblica. Hanno preferito una finta democrazia alla vera democrazia. Hanno preferito i nemici agli amici. Solo in 17 hanno scelto di tifare (e votare) per l’Italia e tutti i suoi valori occidentali e in 119 per Riad. Vi rendete conto? I Paesi della dis-Unione hanno ammainato il nostro tricolore in favore di una bandiera verde con tanto di sciabola.

*ASCOLTA IL PODCAST E TUTTE LE MAGAGNE DEL REGNO DI BIN SALMAN*

Uno sgarbo, un torto portato avanti soprattutto dai francesi. I parigini ci hanno fatto la guerra sottobanco. Non cambiano mai e, soprattutto, non ci sorprendono. Ma tutti gli altri sì! All’appello mancano ben 10 voti su 27. 10 Paesi cosiddetti civili, in perenne lotta a favore dei diritti per le donne, gli Lgbtq+ e chi più ne ha più ne metta hanno deciso di turarsi il naso, chiudere gli occhi e votare per chi la parola diritti non sa nemmeno cosa significhi. I più maliziosi di voi, già immagino, diranno “beh, lo hanno fatto per i soldi!” Così l’Unione ha deciso di svendersi al migliore acquirente? Non ci voglio neanche pensare. Eppure, tutto lo fa pensare. Ma con quale faccia ora i Paesi ci faranno la morale sulle adozioni alle famiglie omosessuali e sull’annientamento del genere?

Scegliendo Riad come sede di Expo 2030 hanno scelto di condividere i valori sauditi. Valori legati alla legge coranica, alla dottrina wahhabita (un'interpretazione fondamentalista del Corano) che, ricordiamo, non sono affatto condivisibili con i nostri di valori. Quelli veri. Già, perché Riad, divenuto il paradiso di faccendieri, petrolieri e miliardari è l’inferno per tutti gli altri. Per tutti coloro i quali provengono da un mondo libero e come tali vorrebbero vivere. È Amnesty International a dirlo. E non solo. In diversi rapporti il regno autoritario della dinastia Saudita viene bollato come uno dei peggiori regni. Andiamo ai fatti, ai rapporti.

I dati

Secondo il democracy Index del 2019 l'Arabia Saudita occupa la 159ª posizione su 167 Paesi analizzati, con un punteggio di 1,93 su 10,00. Per quanto riguarda il processo elettorale e pluralismo il punteggio è 0,00 su 10,00; la funzione del governo è 2,86 su 10,00; la partecipazione politica è 2,22 su 10,00; la cultura politica è 3,13 su 10,00 e le libertà civili 1,47 su 10,00.

Molte libertà fondamentali messe nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (a dire della associazioni umanitarie) non esistono; la pena di morte ed altre pene sarebbero state applicate spesso senza un regolare processo. Non solo. L’Arabia Saudita è entrata nel mirino per l'oppressione delle minoranze religiose e politiche, per la tortura dei prigionieri e per l'atteggiamento verso gli stranieri.

Nonostante le maggiori organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch esprimano ripetutamente preoccupazioni per la condizione dei diritti umani in Arabia Saudita, il regno nega che tali violazioni avvengano.

Con buona pace dell’Europa che ha deciso inchinarsi agli arabi e vendersi per pochi dollari sporchi non solo di petrolio ma anche di sangue.

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