RomaUn settore che vale 28 miliardi di euro ma che è sempre più in affanno e stima di perdere entro marzo duemila posti di lavoro su 65mila. Farmindustria vuole contribuire al rilancio dell'economia del Paese ma segnala come negli ultimi anni questo comparto sia stato sfiancato da provvedimenti che, di volta in volta, hanno cambiato radicalmente il quadro normativo (due soltanto nel 2012) impedendo una progettazione di lungo respiro. Anche se il consumo dei farmaci aumenta, il calo dei prezzi e la spending review incidono negativamente sui bilanci delle aziende. Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, evidenzia alcuni dei punti critici da affrontare subito per non mettere a rischio un futuro industriale che garantisce anche la ricerca e l'innovazione.
Oltre alla necessità di stipulare col governo un Patto triennale per dare stabilità al settore con un quadro normativo definito, Farmindustria sottolinea pure la necessità di migliorare l'accesso ai nuovi farmaci, accelerando i tempi troppo lunghi dovuti alle lungaggini burocratiche.
Scaccabarozzi poi punta il dito contro la norma, introdotta recentemente dal ministro della Salute Renato Balduzzi, che prevede l'obbligo di indicazione del generico nella ricetta medica. Per Farmindustria è una norma che distorce il mercato, favorendo il prodotto generico e oltretutto non rappresenta neppure un risparmio per lo Stato. Se non si riconosce il valore del marchio, insiste Scaccabarozzi, si ferma la possibilità di investire nella ricerca.
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