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E l'ultrasinistra si schiera con le partite Iva

Pur di contestare l'esecutivo Sel e Lista Tsipras difendono autonomi e piccoli imprenditori

E l'ultrasinistra si schiera con le partite Iva

RomaPer criticare l'operazione 80 euro di Matteo Renzi, la sinistra si erge persino a tutrice delle partite Iva. Proprio quel popolo di lavoratori autonomi e piccoli imprenditori che fino a poco tempo fa veniva liquidato come evasore e bollato come terreno di caccia della destra berlusconiana. Invece ora Sel e la lista europea Tsipras si lamentano a loro nome: «La riduzione dell'Irpef di Renzi esclude gli incapienti, cioè quelli inferiori a 8mila euro, e le partite Iva, rimandando sine die un intervento a loro favore».
C'è da capire che si attacchino a tutto, d'altronde: l'iniziativa del premier rischia di rubare non poco terreno politico e consenso elettorale anche a sinistra, con la sua manovra che mette nel mirino le banche, gli alti papaveri dello Stato, la Rai, le spese per la Difesa. Ma quest'ultima «è una bufala», insorge il deputato di Sinistra e Libertà Giulio Marcon, che spiega: «Nei giorni scorsi era stata diffusa la leggenda metropolitana della riduzione di 6 miliardi del programma sugli F35 per finanziare il taglio Irpef. Si era parlato addirittura di un dimezzamento del numero degli aerei. Quello che in realtà prevede Renzi, e che ha presentato in modo sbrigativo, è una piccola revisione con il taglio un aereo e di mezza ala di un secondo aereo».
La lista Tsipras, che raccoglie oltre a Sel gli altri movimenti alla sinistra del Pd (e che i sondaggi danno sotto al quorum) va all'attacco dell'intero impianto del decreto Renzi e - non potendo contestare l'idea di aggiungere soldi nelle buste paga dei meno abbienti - ne contesta le coperture e l'effetto economico: «Gli 80 euro, definiti come strutturali, hanno coperture incerte e dubbie, soprattutto per quanto riguarda il 2015», si legge nel comunicato ufficiale della Lista. «Le ambiguità sulle coperture e il fatto che con una mano si dà e con l'altra si toglie, attraverso la spending review, dimostra ancora una volta che il provvedimento poteva avere un senso anticiclico solo se fatto in deficit di bilancio. Ma Renzi non ha utilizzato il margine che lo separa dal 3%». Troppo ubbidiente all'Europa, insomma.
In allarme sono anche i grillini, preoccupati che il governo Renzi, con i suoi provvedimenti, rubi loro tutte le parole d'ordine anti-casta Renzi: «Come prendere per i fondelli gli italiani con 10 tweet. Dietro le belle parole si nascondono ancora una volta coperture inadeguate», dice la deputata cinquestelle Laura Castelli, capogruppo M5S in commissione Bilancio. «Circa la metà di queste non sono strutturali, quindi inadeguate a coprire manovre che durino nel tempo. Mi preoccupa molto la ricerca per il 2015 di oltre 14 miliardi. Forse Renzi si è scordato che altrettanti sono le mancate coperture della legge di stabilità di dicembre». I dubbi sulla strutturalità delle misure vengono sollevati anche dalla Cgil, che - pur non potendo che apprezzare la manovra - si chiede come farà Renzi a reiterarla nei prossimi anni.
A replicare alle critiche e a liquidare la polemiche sulle mancate coperture per il futuro è il vice-ministro dell'Economia Enrico Morando, Pd. Che spiega invece che il taglio Irpef sarà una misura strutturale: «I gufi si basano su un argomento che in apparenza pare fondato - dice Morando - la parziale copertura per il 2014 con misure di carattere straordinario. Ma la sostanza è ciò che conta e questa dice, come dimostra il Def, che dalla spending review sono attesi 17 miliardi nel 2015 e 32 nel 2016».

Quindi, «nei prossimi tre anni si andrà avanti, ma con una riconversione delle coperture».

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