Milano - Nessuna fretta di schiodare. Nicole Minetti è ancora un consigliere regionale della Lombardia perché ieri alle 17 in punto l'ufficio protocollo ha chiuso e della sua lettera d'addio ancora nessuna traccia. L'articolo 12 del regolamento prevede che per dimettersi debba dare comunicazione scritta all'ufficio di presidenza e alla giunta delle elezioni. Poi annuncio e discussione nella seduta del consiglio successiva ed effetto dal momento in cui l'assemblea accetta. Quindi per entrare nell'ordine del giorno del consiglio di oggi, la Minetti potrebbe mandare una comunicazione entro questa mattina alle 10. Finendo tra l'Expo e la fiscalità.
E quindi, auspicate da qualcuno, addirittura annunciate da altri, le dimissioni dell'igienista dentale più ricercata d'Italia (e non certo per questioni di tartaro), al momento sono solo virtuali. E lei non si fa trovare. «Non rilascio dichiarazioni, non ho altro da dire», ha riattaccato in fretta ieri il telefono a un giornalista dell'agenzia Agi. Nessuna risposta, invece, ai vertici lombardi del partito che ieri l'hanno inseguita per tutto il giorno. Dopo che la trattativa per il suo addio era stata data per conclusa e invece è stata riaperta dalla fuga di notizie sui giornali. Pudori estremi che sono in molti a ritenere motivati solo dal desiderio dell'ex ballerina di Colorado Cafè di trovare un accordo vantaggioso. Magari un lasciapassare per quel mondo dello spettacolo da cui proviene.
Una mina da disinnescare al più presto, soprattutto dopo che il segretario Angelino Alfano ospite di Maria Latella a una domanda sull'opportunità delle dimissioni, aveva risposto un «sì» molto netto. Con il coordinatore del Pdl lombardo Mario Mantovani che già ieri mattina annunciava la soluzione del caso. «Non lo ha detto a me personalmente - le sue parole nella sede del partito a Milano - ma mi hanno detto che ha annunciato l'intenzione di dimettersi». Una rinuncia «frutto di una decisione comune e lei è sembrata d'accordo». Motivi e tempi? «Proprio adesso, perché magari si è resa conto che la politica non fa per lei. Poteva essere un'esperienza importante, ma forse ha capito che per lei potrebbero essere migliori altre strade». Poi per la prima volta l'ammissione che forse sì, inserirla nel listino bloccato del presidente Formigoni alle ultime elezioni regionali «potrebbe essere stato un errore». E non è il solo a pensarlo. «La Minetti? In questi mesi - ha tagliato corto ieri l'ex sottosegretario Daniela Santanchè - ha dimostrato di non essere adatta». Perché «tutti possiamo essere bravissimi per fare tanti mestieri, ma per la politica non è adatta». E nel partito «non ci deve essere qualcuno che non ha una passione o un credo politico». Messaggio ancor più chiaro perché arriva da una che le donne le ha sempre difese a oltranza, ma ora pensa sia arrivato il momento di dare una sterzata al Pdl. O come presto altrimenti si chiamerà.
Velenosa la risposta del coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, piuttosto suscettibile ieri dopo l'annuncio di un ritorno del partito alla Forza Italia delle origini. «Non mi hanno chiesto nulla quando hanno deciso di candidarla, oggi non voglio contribuire a decisioni che non mi appartengono». Non solo. «Sarebbe bello che non fosse la sola - ha graffiato l'Ignazio - Situazioni che sono al di fuori della compatibilità con il Pdl ce ne sono...». Come a dire che la resa dei conti è appena cominciata. Affilato come sempre, nonostante la mole, l'onorevole Guido Crosetto. «Mi rifiuto di pensare che essere contro o a favore della Minetti possa diventare terreno di dibattito politico». E non si ferma qui. «Ci sono atteggiamenti e comportamenti di altri esponenti del Pdl, uomini più autorevoli di lei che mi creano molto più imbarazzo e molto più disgusto». Perché «il Pdl ha bisogno di progetti veri, di proposte serie, di una linea politica chiara, di un percorso per il futuro del paese e di persone normali, serie e limpide che si propongano come timonieri futuri».
Oggi alle 10 il consiglio regionale.
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