All'ufficio postale di Brook Hollow (Texas) quella busta con la carta rosa e l'indirizzo «Al Paradiso» era un po' che girava da un portalettere all'altro. «Ma che roba è questa!». «Boh, qualche buontempone che ha tempo da perdere» si rispondevano gli impiegati gettandola uno sul tavolo dell'altro. Essendo vicini alle feste di Natale nell'ufficio cominciavano ad arrivare rinforzi, in generale giovani studenti. Fu uno di questi, molto zelante, che inoltrò la lettera al capoufficio pregandolo di dirgli cosa ne doveva fare.
A casa Srivener intanto si sentiva ancora palpabile la mancanza di Abbey, l'adorata cagnetta di 14 anni, morta da pochi giorni. Soprattutto la piccola Meredith aveva accusato il colpo e lo stesso vicinato, quando le finestre della villetta erano aperte, poteva sentire qualche sommesso singhiozzo provenire dalla sua flebile voce. Aveva solo cinque anni, Meredith e, per lei, Abbey era una sorellina inseparabile di cui i genitori avevano faticato a spiegare la perdita così rapida e crudele. D'altronde è noto che fino ai cinque anni di età i bambini non fanno distinzione tra cani e persone: il cane di casa è a tutti gli effetti un fratello. Così una sera, Meredith chiamò la mamma e con tutta la serietà di cui è capace un bambino quando desidera essere serio, le disse: «Dobbiamo scrivere una lettera, Ma', mi vuoi aiutare?»; «Certo tesoro, a chi vorresti scrivere?»; «In Paradiso, Ma'. Voglio essere sicura che Abbey ci sia arrivata e che la trattino bene, come la trattavamo noi».
La mamma non fece una piega, non si mise a ridere e andò sicura nel cassetto della piccola scrivania a prendere la carta da lettere e le buste usate per comunicare qualcosa d'importante agli amici, di solito gli inviti ai compleanni. L'indirizzo era semplicemente «To Heaven» (Al Paradiso) e il mittente era scritto in piccolo dietro la busta, come voleva Meredith. Prima di cena, finito di scrivere, mamma e bambina si misero in cammino per fare quelle poche centinaia di metri che le separavano dal centro, dove impostarono la lettera al locale ufficio delle poste.
Il capoufficio usò il tagliacarte d'argento, regalo della moglie di un vecchio natale dimenticato per aprire la busta e, chissà perché, ma sentì che doveva farlo delicatamente, come se uno strappo rabbioso fosse stato un insulto a qualcuno. La grafia era perfetta, le righe dritte, scritte da qualcuno che doveva usare la commozione oltre alla penna. Quando ebbe finito di leggere si appoggiò alla sedia con la schiena, stringendo gli occhi e immaginando una bambina che dettava quelle parole alla mamma che le scriveva senza cambiarne una virgola.
Dopo una settimana a casa Meredith arrivò un pacchetto e la mamma rimase esterrefatta nel leggere da dove veniva e a chi era indirizzato. Il mittente era «Dio e uno dei suoi angeli speciali» e il pacco era per «Mer». Dentro c'era un libro, intitolato Quando un Amico muore e una lettera. «Cara Meredith, Abbey è arrivata sana e salva qui in Paradiso. Hai fatto bene a mandarmi la sua foto, così l'ho riconosciuta subito. Sai, ora non è più malata e la sua anima è qui, accanto a me, proprio come era vicino a te pochi giorni fa. Abbey ti adora. Grazie mille per la lettera e sappi che hai una mamma meravigliosa. Vi benedico entrambi ogni giorno e...
Dal 2006, quando accadde il fatto, Meredith riceve ogni anno una lettera dal Paradiso. E questa è una storia vera.
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