Roma - Vatti a fidare delle fidanzate. Vatti a fidare degli amici. Per una Gianna Gancia che boccia il suo compagno Roberto Calderoli alla segreteria regionale, c’è un Francesco Belsito che tira in ballo persino la sua alleata Rosi Mauro.
Se il povero Calderoli aveva ancora qualche chance di diventare leader (di quel che resta) della Lega, il colpo di grazia glielo ha assestato Gianna Gancia. Che oltre ad essere presidente della provincia di Cuneo (nel Carroccio le famiglie che contano sono tutte ben ramificate e piazzate) è anche la compagna dell’ex ministro della Semplificazione. La Gancia non solo tifa per Bobo Maroni (che al suo moroso sta cordialmente sulle scatole, in quanto eterno delfino rivale), ma dice anche che come leader della Lega è molto meglio l’ex ministro degli Interni - nonostante gli imbarazzanti occhiali fosforescenti - del suo Robertone. Il quale non solo è «impresentabile in tv, con il suo faccione», non solo è «meno apprezzato dalla base di Bobo», ma si veste pure da cani: «Si fa fare le giacche da un sarto quasi cieco». Meno male che Calderoli è una pellaccia, se no tra le imbarazzanti intercettazioni che escono sul suo conto in questi giorni, il «triumvirato» che sembra aprire la strada a Maroni e l’uppercut di Gianna l’ex ministro sarebbe già al tappeto. Invece ieri, di buon mattino, Calderoli era già in via Bellerio a far telefonate, guardare carte e preparare il terreno per il vertice pomeridiano con Umberto Bossi, reduce da un’adorazione del Santo Sepolcro nella chiesa di Santa Giustina, e Maroni, più proiettato verso la Pasqua di resurrezione.
La propria autodifesa dalle indiscrezioni giudiziarie, e la smentita di aver ricevuto denari per sé dal tesoriere Francesco Belsito, la aveva già dettata al Corriere della Sera la sera prima: «Contro di me non esistono accuse. Sono andato a vedere le intercettazioni: niente in cui sia io a parlare», sottolinea. «Gli unici soldi che possono essere riferiti a me sono quelli utilizzati per le attività del movimento o a titolo di rimborsi. Tutto alla luce del sole».
Si difende (ma è un po’ più complicato) anche Rosi Mauro, corpulenta “badante” di Bossi e invischiata fino al collo nei pasticci del Cerchio magico. «Sono abituata a lavorare», assicura la fondatrice dell’evanescente Sinpa, o sindacato padano, «ma in questo momento mi trovo costretta a ribattere alle porcherie che i giornali si stanno inventando, per salvaguardare il bene più prezioso, il Sindacato, che ho creato con enormi sacrifici». La vice presidente del Senato (che ha soffiato il posto proprio a Calderoli, nel collettivo rimpianto di Palazzo Madama, dove l’efficienza del dirigente leghista era diventata proverbiale nella scorsa legislatura) nega «nel modo più assoluto» ogni addebito, si dice vittima di una «campagna mediatica denigratoria», e giura che «ogni questione riguardante la mia persona o il sindacato è assolutamente legale». Il vero obiettivo della «campagna»? «Affossare il sindacato», Rosy Mauro ne è certa. Ma, minaccia, «non lo permetterò». Poi in un’intervista a Sky Tg24 ha aggiunto: «Quando si fanno i processi mediatici senza rispettare i veri processi, è per distruggere: e questo è un attacco a Bossi. Non sono una traditrice - ha aggiunto la Mauro - sono una persona anzi fin troppo diretta». Per lei, Belsito «è stato un po’ superficiale. Ma non posso parlare per altri. Confido nella giustizia e sono sicura che si ricondurrà tutto nella retta via, perché ora c’è qualcosa di oscuro».
Intanto ieri sera è tornata a parlare la Gancia, secondo la quale «il fatto per cui si sta cercando di tirare per i capelli Calderoli nell’inchiesta lo capisce anche un bambino». Qualcuno sta cercando di incastrare l’ex ministro? «Noi però daremo battaglia», promette. I famigli dell’ormai frantumato Cerchio magico sospettano manine maroniane nell’inchiesta, ma non è chiaro se anche la Gancia alluda a questo. La rivalità tra Maroni e Calderol è nota.
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