Il governatore del Kerala scarica su Delhi la «colpa» di aver concesso ai marò la «licenza» natalizia ed il leader dei comunisti locali ha fatto di tutto per bloccare la partenza dei fucilieri di marina. Il Giornale è in possesso delle 21 pagine dell'ordinanza che ha permesso a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre di partire. Gli affidavit dei nostri rappresentanti diplomatici accettano tutte le condizioni imposte dal giudice P. Bhavadasan impegnando l'Italia, senza via di scampo, a farli tornare in India il 10 gennaio. La lettera del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, al governo di Delhi, più volte citata è stata secretata.
Ieri mentre i marò sbarcavano a Roma il governatore del Kerala, Oommen Chandy, ha scaricato la patata bollente sul governo centrale. «Quando la richiesta di una licenza per Natale è stata presentata - ha dichiarato - ci siamo subito espressi in modo fortemente contrario. Ora spetta al governo centrale fare in modo che i due ritornino».
Si scopre che uno dei più noti leader dell'opposizione comunista, V. S. Achuthanandan, aveva presentato un ricorso in extremis alla Corte suprema di Delhi per bloccare la partenza dei marò. I comunisti sono una forza storica nel Kerala e hanno sempre cavalcato il caso politicamente. Achuthanandan, ex governatore dello stato indiano, è volato nella capitale, ma la Corte suprema ha rigettato la richiesta perchè mancava un documento.
Nelle 21 pagine dell'ordinanza che concede la licenza si sentenzia che la «Repubblica italiana è responsabile» per i marò «fino al loro ritorno in India». Latorre e Girone «saranno sotto il costante controllo, custodia, supervisione e tutela della Repubblica italiana». Non solo: il nostro Paese ha «garantito che assumerà tutte le azioni necessarie, all'interno dei poteri costituzionali, per garantire» che i marò «torneranno in India». Negli affidavit allegati l'ambasciatore uscente, Giacomo Sanfelice ed il console italiano Giampaolo Cutillo, oltre ai due marò, giurano di obbedire «incondizionatamente a tutte le condizioni della Corte». I diplomatici garantiscono che i fucilieri del San Marco saranno «sotto opportuna sorveglianza durante il viaggio, in Italia e nel ritorno in India entro le 3 di pomeriggio del 10 gennaio 2013».
Il giudice scrive che lo stato del Kerala si «è opposto con veemenza» alla concessione della licenza. Il procuratore statale sapendo che in Italia è aperta un'inchiesta sui due marò teme che una volta giunti in patria «potrebbero venir arrestati». Oppure non torneranno più come è capitato «con due francesi autorizzati a rientrare» a casa «sulla base di un impegno del governo» di Parigi «che poi sono spariti rendendo impossibile il processo». Il riferimento è ad un caso di spionaggio del 1996 quando nel solito porto di Kochi vennero arrestati quattro stranieri, a bordo di uno yacht, con l'accusa di raccogliere informazioni sulle installazioni navali. Dopo un anno i due francesi, Francois Clavel ed Elle Philippe, hanno presentato una richiesta di permesso simile a quella dei marò e non sono mai più tornati in Kerala. Il vero asso nella manica che ha convinto il giudice è stata la seguente dichiarazione del rappresentante dello stato centrale: «In base alle eccellenti relazioni fra la Repubblica dell'India e la Repubblica italiana» si invita il magistrato «a tenere nella dovuta considerazione» la richiesta di permesso natalizia.
Le condizioni «capestro», per due settimane di permesso, sono elencate da pagina 15 in poi, compresa la cauzione di «60 milioni di rupie (826mila euro, ndr)».
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