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Scandalo fiscale alle Cayman: i nomi dei 200 furbetti italiani

Battezzato Offshoreleaks, è il più grande dossier fiscale mai circolato: ecco i nomi di chi ha conti segreti nei paradisi fiscali. Scoperti grazie a un'inchiesta che fa tremare il mondo

Scandalo fiscale alle Cayman: i nomi dei 200 furbetti italiani

Tre fiscalisti, una ramificata famiglia di gioiellieri e l'ex responsabile della sicurezza di Telecom Italia, tutti milanesi. Gli italiani coinvolti nel giro di capitali offshore smascherato dal trust allestito dal Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icij) di Washington sarebbero circa 200, come scrive il settimanale l'Espresso.
Quanti soldi hanno maneggiato questi signori? Non si sa, si conosce soltanto l'ammontare complessivo di denaro che ruotava attorno ad alcune società fiduciarie basate nelle Isole Vergini Britanniche (ai Caraibi) e nell'arcipelago delle Cook (in Polinesia). A che titolo queste persone erano coinvolte? Molte di essi negano ogni rapporto. E soprattutto, quali illeciti e ipotesi di reato sono emersi? Qui sia l'Espresso sia l'Icij concordano: nessuno.
Il settimanale debenedettiano racconta quattro storie documentate nello sterminato database fornito dagli americani. Il nome più conosciuto è quello di Fabio Ghioni, finito nell'inchiesta sui 4mila dossier illegali: per la sua attività di spionaggio Ghioni ha patteggiato tre anni e quattro mesi. Egli sarebbe il proprietario-beneficiario di una società alle Isole Vergini, la Constant Surge Investments Ltd costituita nel 2006 prima dell'arresto. Dalle carte dell'inchiesta giornalistica i fondi movimentati risulterebbero derivare da «risparmi dell'attività di lavoro». All'Espresso Ghioni ha detto di non saperne nulla.
Il fiscalista Gaetano Terrin, 53 anni, ha lavorato dal 1988 al '98 nello studio di Giulio Tremonti e ora è membro del collegio sindacale delle Assicurazioni Generali. Nel settembre '97 un finanziere statunitense aprì il Claudius Trust alle Isole Cook e nominò Terrin protector, cioè custode o garante che deve avallare ogni operazione. Lo studio Tremonti è estraneo a questa attività, benché Terrin l'abbia usato come recapito nei pochi mesi in cui operò contemporaneamente a fianco dell'ex ministro e per il trust, chiuso nel 2006.
Vengono poi i fratelli Oreste e Carlo Severgnini, molto conosciuti nella piazza finanziaria milanese: furono consulenti, tra gli altri, di Stefano Ricucci e i capostipiti del loro studio professionale presero Michele Sindona come praticante. Siedono nei consigli di amministrazione di varie importanti società. Nel '97 furono arruolati come amministratori di una società con base alle Cooks, la Tahallas Trustee Ltd. Dalle carte, scrive l'Espresso, «non emerge nulla sulla sua attività». La fiduciaria ebbe vita breve.
E veniamo alla complessa costruzione che riguarda l'ultraottantenne Silvana Inzadi Carimati di Carimate. Beneficiari sono tre rami della sua dinasty in cui spicca il nome dei Pederzani, titolari di una gioielleria in via Montenapoleone frequentata dall'alta società milanese. Lo schema offshore fu chiuso nel 2008. Al primo ramo appartengono Claudio Pederzani, il fratello Alberto e il figlio Alberto jr; a loro si aggiunge Maria Cristina Agusta (della dinastia degli elicotteri), moglie divorziata di Claudio Pederzani. Il secondo gruppo include i due discendenti diretti di Silvana Inzadi, Enrico e Daria Carimati di Carimate, nonché Ascanio, figlio di Enrico e Cristina Agusta (al secondo matrimonio). Terzo nucleo: ancora Daria, sposata con Pierre Luigi Camurati, e i figli Nicolò e Cristiana, moglie (in seconde nozze) di Aristide Merloni, uno dei figli di Vittorio. Il fatto più curioso è che tra i beneficiari risultano anche tre enti caritatevoli: l'Unione italiana ciechi, la Lega italiana per la lotta all'Aids e il Centro per il bambino maltrattato. Forse erano schermi per evitare indagini, sospetta l'Espresso.

Fondazioni e membri della famiglia smentiscono coinvolgimenti.

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