Ecco i trombati d'oro: a Fini una liquidazione da oltre 260mila euro

Da aprile il leader del Fli andrà in pensione con 6200 euro al mese. Per Di Pietro 60mila euro di buono uscita e 4300 euro di pensione al mese

Il presidente della Camera Gianfranco Fini
Il presidente della Camera Gianfranco Fini

Lontani dagli occhi, ma non dal portafoglio. Una lunga fila di politici e politicanti di professione non si presenterà più in parlamento ma non mancherà di passare, ogni mese, a ritirare una pensione con troppi zero. Pensione che saranno i contribuenti italiani a pagare con i propri sacrifici. Un esempio su tutti? Gianfranco Fini che, incassati la bellezza di 148mila voti (0,46% alla Camera), si prende un periodo sabbatico dalla politica. Si dedicherà ai suoi hobby (magari alle immersioni in quel di Giannutri) e alla cultura, senza la minima preoccupazione di dover sbarcare il lunario. Fra un paio di mesi il (quasi) ex presidente della Camera porterà a casa un assegno di fine mandato da 260mila euro netti. Tutto qui? Macchè. Dopo una lunga vita "spesa" a far politica, l'ex leader di An potrà finalmente ritirarsi in pensione percependo 2600 euro netti al mese.

A fare i conti ai "trombati" eccellenti è Franco Bechis su Libero (leggi l'articolo) che mette a nudo i politicanti di professione che si preparano a lasciare i palazzi romani con assegni a sei cifre. La lista è davvero lunga. E volti sono tutti noti. Sono i vari futuristi, gli immancabili radicali e il solito Antonio Di Pietro. Fino a qualche giorno fa, a sentirli parlare, si poteva addirittura pensare che il destino dell'Italia e gli equilibri del futuro governo fossero nelle loro mani. "Che fai mi cacci?", aveva tuonato Fini a Silvio Berlusconi all'assemblea nazionale del Pdl. Alla fine ci hanno pensato gli italiani. Al leader del Fli non resta che portare a casa il "tapiro" che ieri gli è stato regalato da Valerio Staffelli e accontentarsi del vitalizio che gli è garantito dopo trentun lunghi anni di legislature, incarichi governativi e via via dicendo. Tra i futuristi non è certo l'unico a ringraziare le casse opulte dello Stato. Italo Bocchino lascia il parlamento con un assegno di fine mandato da 150mila euro. Mica male, se si pensa che non ha diritto né al vitalizio né la pensione per altri diciassette anni.

Di Pietro, che ieri ha presentato le proprie dimissioni dall'Italia dei Valori, tornerà a Montenero di Bisaccia? Dismessa la toga cosa farà? Nessun problema. L'ex leader dell'Idv, per pocoallato dei Antonio Ingroia nella breve e fallimentare esperienza della lista "Rivoluzione civile", non è certo la prima volta che è costretto a fare valigie e schiodarsi dala parlamento. Proprio per questo, dovrà accontentarsi di un buono uscita da 60mila euro netti: la prima gli era già stata versata, tempo fa. Non solo. Come Fine, anche l'ex pm di Mani pulite potrà godere, da aprile, di una pingue pensioncina da 4300 euro al mese.

Sulle stesse cifre si aggira anche Emma Bonino che gli elettori hanno deciso di lasciar fuori dalla politica. Sempre che qualcuno non voglia "piazzarla" sullo scranno del Quirinale come successore di Giorgio Napolitano, l'esponente radicale lascerà l'agone politico con un assegno da 60mila euro e una pensione da 6500 euro al mese.

Più alto il buono uscita dell'ex presidente del Senato Franco Marini (188mila euro) che potrà godere di 5300 euro di pensione al mese a cui si aggiungerà quella da sindacalista. Insomma, trombati sì, ma col portafoglio bello gonfio.

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