Ecco l'eroe della sinistra. Piano fa beneficenza con i soldi degli italiani

Il neo senatore a vita ha deciso di devolvere lo stipendio a sei giovani architetti. E "Repubblica" ne fa subito un'icona

Ecco l'eroe della sinistra. Piano fa beneficenza con i soldi degli italiani

Roma - Alla vigilia di Natale la sinistra radical-chic incorona il suo nuovo eroe. Il protagonista di quello che Repubblica definisce «il racconto di Natale della politica», è uno dei quattro senatori a vita nominati da Giorgio Napolitano il 30 agosto scorso: «l'archistar» Renzo Piano. Su di lui piove il plauso di Michele Serra, di Curzio Maltese e Corrado Augias, solo per citarne alcuni. Il motivo? Aver destinato il suo stipendio di senatore a vita a finanziare il lavoro di un anno di 6 giovani architetti che dovranno produrre spunti per proposte di legge per le periferie, il cosiddetto «gruppo G124» dal numero della stanza a Palazzo Giuustiniani riservata allo stesso Piano. Nel coro di «evviva» risuona, però, una nota stonata, un granello di sabbia nell'ingranaggio della celebrazione, una voce che prova a instillare il dubbio sull'opportunità di questa celebrazione. È l'ex Iena Luca Bizzarri a inserirsi nel dibattito con un tweet ironico e controcorrente che mette in dubbio la morale stessa della favola di Natale. «Ti fanno senatore a vita. Accetti. Non ci vai mai. Ti danno dei soldi. Che sarebbero pure miei. Li devolvi a chi ti pare a te. Sei un eroe». Un ribaltamento di visione che suggerisce alcune domande di comune buon senso. Se è senz'altro vero che Piano - progettista tra i più famosi del globo e da tempo attento a promuovere con la sua Fondazione attività di studio e ricerca nel campo dell'architettura, con premi a giovani promesse - si è distinto rispetto ai colleghi e ha compiuto un gesto non scontato, siamo davvero sicuri che non ci sia un elemento paradossale nel retribuire con soldi pubblici un multimiliardario per un lavoro che sostanzialmente non svolge (vedi alla voce assenze in aula) e poi santificarlo perché con quegli stessi soldi pagati dai contribuenti, promuove iniziative filantropiche? Una domanda che a cascata ne suscita delle altre. Il senso dell'istituto dei senatori a vita è celebrare una persona oppure metterla in qualche modo a servizio del Paese? Se si dà per buona la prima interpretazione è evidente che questi personaggi non ne hanno bisogno, anche e soprattutto in termini economici (tanto più in un momento storico in cui un aggravio di almeno un milione di euro l'anno per le casse dello Stato non passa inosservato).

Se invece si opta per la seconda, quale può essere il contributo di chi come Piano è, fortunatamente per lui, nel pieno della carriera?E ancora: si può essere senatori a vita e onorare il Paese senza retribuzione e senza diritto di voto, soltanto proponendo leggi, illustrandole e dibattendole in Senato? Nelle riforme costituzionali (da molti pensate soprattutto per allungare la vita del governo), si riuscirà finalmente a procedere all'abolizione di un istituto che rappresenta un retaggio dello Statuto albertino, di un Senato composto dai principi della famiglia reale e dai membri nominati dal re, oppure dovremo continuare ad avere quella che Umberto Terracini nei lavori dell'assemblea costituente definì una «decorazione speciale di cui né la prima né la seconda Camera necessitano»?

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