Berlusconi snobba Grillo, rilancia sul presidenzialismo e incalza Renzi sull'economia. Tradizionale lunedì in famiglia per il Cavaliere, per nulla allarmato dall'asse Renzi-Grillo. E questo per due motivi: il primo è che le posizioni del premier e dei pentastellati, sulle riforme istituzionali e soprattutto sulla legge elettorale, sono lontanissime. Difficile che i due trovino la quadra ed escludano Forza Italia che, a detta di Renzi, resta l'interlocutore privilegiato. L'altro motivo è che Berlusconi non si appassiona alla materia: «Gli italiani non sono preoccupati se il Senato verrà eletto in tutto in parte o su quale sarà la percentuale della soglia di sbarramento - ragiona con i suoi - Il Paese è preoccupato dall'Imu, dalla Tasi, dalla Tari, dall'Irpef». Insomma, Berlusconi va oltre l'alambiccare di palazzo e mira dritto alla pancia dei cittadini che continuano a soffrire una pressione fiscale inaccettabile. Tant'è vero che l'agenzia di stampa che più lo colpisce, nella giornata di ieri, è quella che riporta i dati Eurostat: «Tra il 2011 e il 2012 l'Italia è in Europa il Paese che, dopo l'Ungheria, ha conosciuto l'aumento maggiore della tassazione rispetto al pil, passando dal 42,4% al 44%». Questo interessa all'ex premier: dimostrare che i governi che si sono succeduti dopo il suo (Monti, Letta e Renzi), non hanno fatto altro che aumentare le tasse peggiorando la situazione dell'economia.
Nessuno sconto alla politica economica del premier. Il Cavaliere cerca di smascherare il bluff di Renzi, abile nell'incassare valanghe di voti grazie ai famosi 80 euro: astuta mossa elettorale ma che si rivelerà presto un boomerang. Quegli italiani che si sono trovati il bonus in busta paga saranno costretti, tra Tasi, Tari, Irpef, Irap, Imu e Iva, a restituirli allo Stato. Non solo: i conti traballano e non è detto che il premier sia obbligato, a fine anno, a fare una manovra correttiva. Insomma, la luna di miele tra il Paese e Renzi e destinata a finire molto presto. Questa è la vera emergenza del Paese: il fisco sempre più vorace. E Renzi offre sempre la stessa antica ricetta: aumentare le tasse. Berlusconi sta quindi alla finestra, convinto che il tempo sarà galantuomo e che neppure la grande stampa, supina al cospetto del premier, riuscirà a nascondere il fallimento di Renzi. Il quale ha promesso mari e monti ma fino a ora non portato a termine nessuna riforma. Si sono perse le tracce del jobs act, della riforma della pubblica amministrazione, della rivoluzione fiscale e pure della sventolata riforma della giustizia
Certo, le riforme istituzionali sono essenziali per cambiare il Paese e Berlusconi è convinto che alla fine sarà anche lui a mettere il sigillo sotto l'atto di nascita della Terza Repubblica. Ma il tema vero e forte è quello su cui rilancerà già nelle prossime ore: il presidenzialismo. A questo proposito è già in agenda una conferenza stampa per domani mattina alla Camera nella quale verrà presentata una proposta di legge di iniziativa popolare per l'elezione diretta del capo dello Stato.
Il tentativo è quello di ributtare la palla nel campo avverso: spingendo sul presidenzialismo, oltre a ricompattare lo schieramento di centrodestra perché la misura piace agli azzurri ma anche a Fdi, Ncd e in parte Lega, Renzi sarà costretto a dire la sua.Sul versante di un possibile faccia a faccia tra il Cavaliere e il premier, invece, non si hanno notizie: non è in agenda. Per ora.
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