Politica

Ecco il piano di Montezemolo: federazione di liste al centro

MilanoSono usciti allo scoperto con la paura di essere scoperti. La grande macchina di Italia Futura è partita. Se sarà una Ferrari si vedrà. Di certo, per il momento viaggia coi finestrini oscurati. Persino il comunicato del primo confronto fra gli ormai 250 dirigenti lombardi erano indecisi se metterlo sul sito. Il fatto è, confida il coordinatore nazionale Federico Vecchioni, che «la fase è delicata: se sbagliamo mezza uscita rischiamo di venire accostati al vecchio modo di fare politica o, peggio, mischiati agli attuali partiti. Vanificando anni di lavoro su contenuti e sulle idee». E infatti, lui che dai suoi viene descritto come uno fin troppo schietto, «anni di confronto sindacale dalla parte del padrone insegnano», con la malcapitata cronista pare Andreotti quando parlava ore senza dire nulla. O dicendo cose tanto serie da risultare noiose. «Vuole un titolo per il suo articolo? Eccolo: Italia Futura continua a crescere e a fine settembre prenderà la decisione finale».
Non molto, ma è un inizio. Per capire, tanto per cominciare, che tutto dipenderà dalla legge elettorale. Se sarà quella attuale tanti saluti suonatori, perché il movimento sarebbe costretto ad allearsi con quei partiti che, dice Vecchioni, «devono assumersi la responsabilità di aver fallito nell'opera riformatrice del Paese». Ma se il sistema di voto avrà almeno una parvenza proporzionale, allora il progetto si fa meno nebuloso. È a una federazione di liste in corsa al centro, che punta Italia Futura. Una delle quali potrà essere l'Udc, un'altra provenire dall'ala moderata del Pd, un'altra, chissà, da quell'area del Pdl che, dai liberali agli ex Dc, potrebbe decidere di abbandonare la scialuppa di Silvio Berlusconi. Sulla discesa in campo del Cavaliere, qui sono tutti dubbiosi: «Siete certi che lo farà davvero?». Comunque non è in competizione col Pdl che si pone Italia Futura. Semplicemente, ognuno corra per sé, e il «partito dei carini», copyright Crozza, punta a rappresentare un centro laico, liberale, riformatore, che, avverte Vecchioni, «dialoghi, per osmosi, anche col mondo cattolico, senza diventare confessionale». Il coordinatore, della federazione di liste non parla. E però si lascia scappare che «nella Costituzione c'è scritto che i partiti indicano un capolista, non un candidato premier». Anche qui, di certo c'è che non sarà Montezemolo. «Farà il padre nobile» confida un rigorosamente anonimo dirigente, anche per evitare lo «sport nazionale di demolire un leader appena si presenta, sport che riesce tanto meglio quanta più visibilità ha il leader in questione». Del resto, dice Vecchioni che «Montezemolo ha bocciato il one man show, perché non vuole personalizzare la politica come fanno i partiti». E quindi chissà, a guidare la lista sarà forse un Guido Tabellini il rettore della Bocconi, o magari un Diego Della Valle presidente di Tod's.
Tutto il resto dipenderà dalle mosse dei partiti da qui a settembre e, sorride Vecchioni, «non si capisce perché, se tutti giocano a carte scoperte, dobbiamo essere proprio noi a scoprirle adesso». Tocca concentrarsi sui contenuti, allora. E annotare che la sfida è, innanzi tutto, al grillismo, recuperando astenuti e delusi. Se vuoi farli indispettire, gli puoi dire che in fondo, con questa lotta ai partiti, loro sembrano un po' un Movimento 5 stelle, però dei «fighetti». La risposta di Vecchioni è già un manifesto politico: «Intanto fra i nostri 55mila iscritti non ci sono gruppi di interesse, ma persone di ogni professionalità ed estrazione sociale: siamo un movimento a connotazione popolare», e quindi ecco, il fatto che qui a Milano oggi, al teatro Litta a due passi da piazza Affari, la casalinga di Voghera non si veda, non significa che non ci sia, magari s'è solo messa il vestito buono. Poi la stoccata a Grillo: «Noi non vogliamo delegittimare le istituzioni, ma riformare il rapporto fra cittadini e Stato nell'alveo della credibilità, dando al Paese la possibilità di avere una nuova classe dirigente».
È Nicolò Bastianini, coordinatore lombardo, ad annunciare che stanno nascendo centri a ogni livello, provinciale e comunale. Sa di macchina elettorale. Lui alza il sopracciglio, ma i dirigenti locali, dal Veneto alla Lombardia, ti parlano già persino del costo dei manifesti.

E fra i presenti qui al Litta spicca quel Sergio Scalpelli oggi in Fastweb, ma l'altro ieri big della giunta di Gabriele Albertini.

Commenti